di Denise De Franco
Il portatile non è più capace di far girare i software di ultima generazione? Il PC ha problemi o semplicemente non è alla moda? Che fare?? Vi sono varie opzioni… si può rifiutare, si può ricreare oppure si può concedergli un’altra possibilità!
Alcuni ragazzi di Cosenza, in una frizzante giornata di dicembre di 10 anni fa, convinti che ciò che non corre al passo coi tempi tecnologici non si può considerare rifiutabile e ciò che non è alla moda non sia inutile, hanno fondato l’Associazione Culturale Verde Binario per condividere e diffondere il concetto che, come la donna di Hitchcock, anche gli hardware possono vivere due volte prima di tirare le cuoia nel contenitore dei RAEE, nel pieno rispetto dell’ambiente ed a sostegno della politica di riduzione di rifiuti informatici.
L’Associazione ha dato vita al primo Museo Interattivo di Archeologia Informatica del sud Italia costituito ed alimentato da continue ricerche di strumenti informatici (hardware, periferiche e/o singoli pezzi hard disks, moduli RAM ecc. considerati obsoleti per gli scopi originari del loro acquisto), che conducono il visitatore in un viaggio temporale che, passo dopo passo, ripercorre l’evoluzione delle macchine dalla loro comparsa ad oggi, con particolare riguardo alle spettacolari prospettive che la ricerca informatica e tecnologica offre.
Attualmente sono presenti circa un migliaio di elementi, per lo più donati da laboratori informatici di Facoltà universitarie, alcuni enti pubblici e cittadini ecc.. Il pezzo più prestigioso è il sistema Olivetti Programma 102 del 1967, donato alla collezione di Verde Binario dal CNR – IRPI di Rende (CS). Si tratta di una rara variante del modello Programma 101 realizzato da Olivetti, oltre un decennio prima del boom dell’informatica, ed è considerato il primo Personal Computer della storia. È presente, inoltre, una sezione tematica sui videogame, oggetto della mostra denominata “Insert Coin – Retrogaming 2011” svoltasi lo scorso dicembre presso la Galleria Nazionale “Palazzo Arnone” di Cosenza, dedicata ai video giochi dalla loro comparsa sul mercato negli anni ’70 e lungo i decenni a seguire. Tutti i software ludici sono ospitati nelle console originali dell’epoca e liberamente utilizzabili dai visitatori.
Il lavoro di sensibilizzazione è sostenuto dall’ideazione e diffusione di campagne di comunicazione volte alla promozione del tema ambientale e alla conoscenza della normativa sui rifiuti elettronici, attraverso il sito, l’uso di social network (facebook, twitter, Anobii e Flickr) e l’aggiornamento delle attività dell’Associazione tramite mailing list, anche se, come sottolinea la Presidente, “il mezzo di comunicazione che ha ottenuto maggior riscontro ed ha fornito maggior risultati è stato il passa parola”.
All’attività museale si affianca l’attività laboriosa del Trashware, nella quale i diversi componenti informatici ottenuti sono sottoposti a valutazione tecnologica, testati, riassemblati e riqualificati con l’installazione di Sistemi Operativi Liberi/ Open Source. Questi, rimessi a nuovo, sono consegnati a strutture e/o soggetti pubblici/privati che ne fanno richiesta. A tal proposito è importante sottolineare “che le richieste più frequenti pervengono da migranti in cerca di un mezzo per collegarsi alla rete e comunicare con i propri cari nel paese di origine, da strutture pubbliche che, non possedendo le risorse finanziarie adeguate, hanno fatto richiesta per poter avere gli strumenti per lavori di video scrittura e/o elaborazione dati ed, infine, da privati cittadini meno abbienti”.
Ma non finisce qui! A queste attività si aggiungono le sezioni itineranti del Museo, i seminari sulla storia dei video giochi “”RE-PLAY: La storia dei videogames“, corsi di formazione introduttivi e avanzati di GNU/Linux ed incontri settimanali “Retromeeting”, presso la sede dell’Associazione, fucina di nuove idee e condivisione di obiettivi perché non tutto vada perduto nel tempo!