di Sabrina Glionna
Il 20 agosto per il mondo si è accesa una spia rossa.
Proprio in quel giorno si è infatti esaurito il budget ecologico a disposizione dell’intera umanità per il 2013 e la spia accesa ci ricorda che viviamo in riserva. Dopo questa data, come ha annunciato il Global Footprint Network, l’Ong che si occupa di misurare “l’ impronta ecologica” del pianeta, manterremo il nostro debito ecologico prelevando stock di risorse ed accumulando anidride carbonica in atmosfera. Questo significa che stiamo vivendo oltre il limite e che rispetto all’anno 2012 abbiamo perso altri due giorni, visto che nel 2012, tale evento si era verificato il 22 agosto.
Nel 1961 l’umanità usava più o meno i due terzi delle risorse ecologiche disponibili e ancora nel 1990 riuscivamo ad arrivare quasi a fine anno (7 dicembre). Il tracollo è avvenuto negli ultimi venti anni, ma è soprattutto la tendenza dell’ultimo decennio a preoccupare, dal momento che è in questo periodo in cui siamo andati in overshoot ecologico vivendo enormemente al di sopra delle nostre possibilità.
Oggi la domanda globale di riserve ecologiche e la popolazione stanno aumentando. Il problema però è rappresentato soprattutto dai nostri stili di vita, dai consumi, dai sistemi di produzione e trasformazione e dallo spreco eccessivo in primis di cibo e di energia.
Secondo i calcoli del Global Footprinter Network la Cina, ad esempio, per soddisfare la domanda e il consumo di risorse dovrebbe avere a disposizione uno spazio pari a due volte e mezzo quello attuale. Ma ovviamente non è l’unica “colpevole”: il nostro paese ad esempio per poter soddisfare la domanda e il consumo di risorse dovrebbe avere un territorio pari a ben quattro volte quello attuale. Tenendo in mano i dati del Global Footprinter Network e continuando con questo ritmo avremo presto bisogno di più di due pianeti Terra per sostenere il consumo umano e la produzione di risorse.
E’ tempo quindi di fare qualcosa. Il nostro paese, ad esempio, potrebbe partire da una migliore educazione ambientale. Inoltre, una politica energetica che punti su efficienza, fonti di energia rinnovabili e reti intelligenti e che consenta così di abbassare i costi delle bollette per le famiglie e le aziende.
A quando un cambio di rotta?