di Emanuele Biestro
Ogni volta che pensiamo ad un rifiuto abbandonato nell’ambiente o nel mare abbiamo pensato: chissà in quanto tempo si degraderà? La plastica mediamente impiega dai 100 ai 1000 anni, dipende dal suo spessore e dalla composizione. Nel frattempo però l’oggetto in plastica che fluttua tra le onde del mare inizia a sgretolarsi in piccoli pezzi, non più grandi di pochi centimetri quadrati o anche meno, che si disperdono in mare, vengono ingoiati dai pesci e rendono ancora più complicate le operazioni di recupero: come fare infatti a intercettare, oltre agli oggetti più grandi, queste minuscole particelle?
La soluzione è stata trovata da un giovane ragazzo olandese, Boyan Slat, che grazie al progetto The Ocean Clean Up è riuscito a dimostrare l’efficacia della sua idea, tanto semplice quanto geniale: per pulire il mare, usiamo le sue correnti!
Boyan ha infatti ideato un sistema di barriere fluttuanti ancorate al fondale marino che permette all’acqua di passare, mentre le piccole particelle di plastica vengono concentrate (fino all’80% del materiale presente) ai bordi delle barriere, facilitando il compito di raccolta. Vengono anche sfruttate le correnti che, con il loro moto circolare, trasportano vicino alle barriere acqua sempre nuova e che necessita di essere “pulita”: un’intuizione favolosa, anche perché non disturba o peggio ancora rischia di catturare i pesci e i mammiferi marini! E’ stato possibile dimostrare che la sua idea fosse giusta grazie al crowdfunding, che gli ha permesso di racimolare il necessario per studiare la fattibilità di questo progetto e consegnare all’uomo un’arma in più nella lotta all’inquinamento marino.
Se volete saperne di più, consultate il sito internet www.theoceancleanup.com, dove potete ancora dare il vostro contributo per la pulizia dell’oceano.