di Francesca Davoli
Giovedì 19 marzo a Roma è stato presentato il nuovo libro di Daniele Fortini, (presidente e amministratore delegato di AMA Roma) e Nadia Ramazzini (Fondazione Rubes Triva), Antonio Pascale, giornalista di origine casertana, ha moderato l’incontro rivolgendo domande semplici e puntuali agli autori, volte a sottolineare la fruibilità del testo non solo per gli “addetti ai lavori” ma anche per un pubblico più ampio, interessato ad approfondire i concetti legati al ciclo dei rifiuti. Infatti, sebbene alcune parole o espressioni quali “raccolta differenziata” “riciclo” e “inceneritori” siano entrate ormai a far parte del linguaggio comune, pochi sanno effettivamente a cosa ci si riferisce.
Il libro si propone dunque di evidenziare come la “raccolta differenziata” sia una modalità di raccolta dei rifiuti, il cui valore e obiettivo ultimo deve però risiedere nel recupero della materia, aspetto ben più complesso e articolato sul quale ci si sofferma ancora relativamente poco da un punto di vista divulgativo e comunicativo.
Pascale ha definito il libro un “manuale di democrazia” e poi anche un “manuale che fa i conti con la dura materia dei sogni”, spiegando come attraverso la lettura del testo vengano “smontati” diversi rifiuti e come questo consenta ai lettori di comprendere con un maggior grado di trasparenza il processo che avviene a valle della raccolta, consentendo così ad ognuno valutazioni più accurate circa le implicazioni, i vantaggi e i costi ambientali del processo. Pascale ha quindi chiesto agli autori di illustrare lo stato dell’arte dei rifiuti in Italia anche in virtù dei confronti sviluppati nel testo rispetto ad altri paesi, di chiarire alcuni aspetti circa le reali possibilità di riciclo di plastica, vetro e cartone, di approfondire le implicazioni inerenti il lavorare o vivere in prossimità di un inceneritore, ma anche di commentare il clima culturale nel quale si inserisce questa rinnovata attenzione ambientale.
Fortini e Ramazzini hanno risposto alle varie domande portando a supporto dati del Ministero dell’Ambiente, dei vari Consorzi nazionali degli imballaggi e di associazioni quali Legambiente. Il quadro che emerge è quello di un’Italia fatta di luci ed ombre, nella quale le performance sono ben migliori di quelle di altre città o paesi considerati esemplari, ma con una legislazione forse troppo complessa , con forti squilibri regionali, differenze fra aree metropolitane e campagne e con un elevato infiltramento di attività mafiose nella gestione dei rifiuti.
Fra i vari paradossi sottolineati, vi è quello inerente alla pianificazione dei nuovi insediamenti urbanistici, per cui si cerca di pensare ai più svariati aspetti (dall’ illuminazione ai parcheggi alle aree gioco per i bambini) ma per i quali manca ancora del tutto una previa pianificazione inerente la raccolta e l’avvio al riciclo dei rifiuti che verranno potenzialmente prodotti. Si è poi anche parlato di come la comunicazione faccia talvolta leva sulle paure dei cittadini, sottolineando gli innegabili aspetti nocivi degli inceneritori, senza però dare un’informazione contestuale sulle numerose normative che ne disciplinano la gestione, rendendola quindi necessariamente più trasparente che quella di altri impianti industriali quali i cementifici, che pur bruciano i rifiuti senza però essere sottoposti allo stesso rigore nel controllo. Parimenti, sono stati raccontati aneddoti quali quello di uno studio tedesco che ha misurato la quantità di diossina prodotta dai botti sparati nella sola notte di capodanno a Napoli: l’equivalente della diossina prodotta da 120 inceneritori in un anno!
Insomma, gli spunti nel corso della presentazione sono stati molteplici, e rimandiamo alla lettura del testo completo per sfatare falsi miti e per addentrarsi meglio nella comprensione di aspetti complessi ma che riguardano la vita di ogni cittadino che voglia esercitare il proprio diritto ad essere informato su questa tematica.