Utilizzare contenitori lavabili e riutilizzabili per cibo e bevande, procurarsi buste riutilizzabili per la spesa, bere senza cannuccia, preferire i prodotti sfusi a quelli confezionati, sostituire i cosmetici monodose con cosmetici fai-da-te, rivestire i cestini della pattumiera con carta da giornale al posto dei sacchetti di plastica: sono solo alcuni dei consigli che troverete sul portale di Plastic Free July. Nata nel 2011 come iniziativa locale di educazione al riuso rivolta ai residenti della città australiana di Perth su proposta del Western Metropolitan Regional Council, Plastic Free July si è trasformata in pochi anni in una campagna internazionale volta a sensibilizzare la popolazione sul problema dell’inquinamento da plastica, capace di mobilitare più di 40.000 partecipanti tra singoli cittadini, scuole e organizzazioni in 90 Paesi in tutto il mondo.
L’invito a chi voglia partecipare, sia esso un cittadino, una scuola o un’organizzazione è quello di impegnarsi per un giorno, una settimana o per l’intera durata della campagna (il mese di luglio) a mettere in pratica delle azioni che implichino la rinuncia all’utilizzo di oggetti o imballaggi in plastica monouso e a condividere queste azioni con la propria cerchia di amici, familiari e colleghi, nel tentativo di fare di questi comportamenti virtuosi il proprio modus vivendi. Una volta registrata la propria partecipazione sul sito di Plastic Free July, i partecipanti riceveranno dei suggerimenti sulle possibili azioni da intraprendere, azioni che andranno condivise attraverso i propri canali social creando così un bagaglio di buone pratiche a disposizione della collettività.
Il sito di Plastic Free July riporta un dato a dir poco inquietante: la quantità di plastica prodotta nei primi 10 anni
del secolo in corso è maggiore di tutta quella prodotta nel secolo precedente. Ciò avviene perché la nostra domanda di plastica è esorbitante: si stima che in una settimana nel mondo si consumino 10 miliardi di sacchetti di plastica. Negli Stati Uniti si usano (per poi essere buttate subito dopo) una media di 2,5 milioni di bottiglie di plastica all’ora e 500 milioni di cannucce al giorno. A questo ritmo, ci dice uno studio della Fondazione Ellen Mc Arthur presentato lo scorso gennaio al Forum Economico Mondiale di Davos (Svizzera), nel 2050 negli oceani ci sarà più plastica che pesci, plastica che gli ecosistemi marini non sono in grado di smaltire e destinata per questo a finire nei nostri piatti. Ridurre il nostro consumo di plastica è dunque un’urgenza da cui non possiamo sottrarci e iniziative come Plastic Free July servono a dimostrarci che questo cambio di rotta non solo è possibile ma è anche l’unica via ragionevole . Nel suo tentativo di vivere senza plastica Jeb Berrier, protagonista del pluripremiato documentario Bag it, si chiede: “Ha senso utilizzare per pochi secondi qualcosa che spenderà il resto della nostra esistenza a decomporsi?” Proviamo a chiedercelo anche noi!