È in distribuzione nelle librerie italiane Economia innovatrice. Perché è imperativo rendere circolari economia, finanza e società, a cura di Andrea Di Stefano e Massimiliano Lepratti, pubblicato da Edizioni Ambiente. Il volume è frutto di un ampio dibattito interno al centro di ricerca e formazione Economia e Sostenibilità, oltre che di confronti avvenuti negli ultimi 12 mesi con esperti e stakeholder di calibro nazionale. Protagoniste del libro sono le cosiddette “global minds”, ossia alcune imprese sociali creative come la Cooperativa E.R.I.C.A, alle prese con la sfida dell’upcycling e della sostenibilità integrata.
Economia innovatrice, nel dettaglio, è diviso in due parti. La prima presenta il lavoro di Andrea Di Stefano e Massimiliano Lepratti sulla necessità di una conversione ecologica dell’economia, da realizzarsi attraverso il modello della circolarità sistemica. La seconda parte presenta invece il pensiero di cinque teorici dell’economia e dell’ecologia con cui gli autori hanno interagito durante una serie di dibattiti pubblici. Nello specifico, Gianfranco Bologna offre una panoramica sulle grandi questioni della sostenibilità; Robert Costanza tocca il tema del costo del superamento dei limiti ecologici; Mariana Mazzucato ragiona sul ruolo innovatore dello Stato; Gianni Silvestrini parla delle trasformazioni tecnologiche che stanno rendendo possibile un’economia più ecologica; Pavan Sukhdev tratta le innovazioni necessarie per portare le grandi imprese a un cambiamento di paradigma. Conclude il testo Andrea Vecci, vice presidente di EStà, che propone una rassegna aggiornata e puntuale sulle innovazioni sociali e ambientali provenienti dal terzo settore italiano.
Il testo è un utile strumento per chiunque voglia avvicinarsi al tema della conversione ecologica dell’economia, come modalità per progettare un futuro senza crisi (ambientale, economica, finanziaria e sociale). Gli autori accompagnano da principio il lettore attraverso l’analisi di alcuni concetti fondamentali (il principio dei cicli chiusi, la relazione tra ecologia e lavoro, tra economia e finanza, il ruolo dello Stato), per poi proporre un modello di circolarità sistemica in cui non solo l’economia e l’industria, ma anche la finanza e la società agiscano secondo il principio di riciclo delle eccedenze e di progettazione degli impatti ecologici e sociali. Con obiettivi indirizzati e gestiti pubblicamente, verificabili e misurati con i nuovi mezzi della contabilità economica ed ecologica.
L’economia pubblica e l’economia industriale sono infatti la chiave di volta per lanciare un nuovo modello di sviluppo che sia guidato dall’attenzione ai limiti ecologici e indirizzato verso il rilancio dell’occupazione e dell’equità. Ma l’industria lasciata sola al gioco dei mercati risulta cieca e incapace di pensare a obiettivi di alto valore collettivo. Solo lo Stato e la politica pubblica possono rilanciare l’economia nel suo complesso verso un modello che rispetti i limiti ambientali, accresca l’occupazione e riduca le disuguaglianze sociali. Il modello di circolarità sistemica rappresenta dunque una valida ricetta per un futuro senza crisi. Sapendo che solo lo scambio e il coordinamento di discipline diverse può offrire una risposta alla crisi di sistema che stiamo vivendo.