di Fabio Dellavalle
Per il terzo anno consecutivo è stato promosso da RICREA, il Consorzio Nazionale per il Riciclo e il Recupero degli Imballaggi Acciaio, il contest per filmakers chiamato “D’Acciaio: storie di barattoli, scatolette, tappi e bombolette”.
Il concorso ha dato la possibilità a giovani cineasti di realizzare le proprie idee, mettendo in mostra il loro talento. I registi che hanno partecipato all’iniziativa sono quindi diventati portavoce di un messaggio di sostenibilità, sensibilizzando le persone sull’importanza della raccolta e del riciclo degli imballaggi d’acciaio, quali barattoli per frutta e verdura, scatolette per prodotti ittici e pet food, tappi, lattine, fusti e bombolette spray.
Con l’aiuto del pubblico dell’ottava edizione dell’Ortigia Film Festival, il contest ha perciò premiato la creatività e la capacità comunicativa del miglior cortometraggio capace di informare i cittadini sulla nuova vita del packaging in acciaio, una volta adeguatamente riciclato.
I tre finalisti selezionati dalla giuria per l’edizione 2016 sono stati: Chiamate Illimitate di Andrea Manzella; Riciclo Infinito di Giada de Mauro e Cristina Pierri; The Magic Box di Gabriele Vinci. Alla fine, il cortometraggio che si è aggiudicato il premio è stato The Magic Box di Gabriele Vinci, videomaker siracusano.
Come suggerisce il titolo, il video ha come protagonista una “scatola magica” capace di trasformare i contenitori in acciaio diventati rifiuto in nuovi oggetti d’uso quotidiano. Un messaggio semplice e chiaro, che dimostra come anche il mondo del cinema possa aiutare a comunicare il valore della raccolta e del riciclo degli imballaggi, per convincere gli attori sociali a percorrere la strada di una efficace economia circolare. Il video vincitore, oltre a ricevere un premio in denaro, sarà utilizzato per la campagna virale “RICREA 2016-2017”.
Per i lettori di Envi.info abbiamo intervistato il regista Gabriele Vinci, vincitore del riconoscimento.
Gabriele “Vinci” …un nome un destino!
La ringrazio, lo considero un complimento. È un cognome impegnativo, che è più una penalizzazione in caso di sconfitta che un premio nel caso di vittoria!
Come nasce l’idea della “scatola magica”?
Realizzare uno spot sul riciclo mi è sembrata una impresa ardua. Ho scritto più di quattro soggetti diversi. Abbiamo realizzato diversi storyboard animati prima di scegliere e sviluppare il tema finale.
Il riciclo in comunicazione non è un tema sexy. Non si fa pubblicità ad una bibita, ad una moto o ad una crociera. È difficile avvicinare il pubblico con empatia e si rischia sempre di “rimproverarlo” perché non ricicla anziché convincerlo a riciclare.
Volevo invece sviluppare il tema attraverso un gesto semplice e quotidiano. Il riciclo è un processo indiretto. Il compito del consumatore termina generalmente con il collocamento del “rifiuto” nel cassone della differenziata.
E se invece il beneficio di riciclare fosse più visibile a tutti? Serviva un apparato filmico per rendere questa idea e ho pensato ad una scatola magica nel quale il processo di riciclo è istantaneo, semplice e alla portata di tutta la famiglia.
Agli albori del cinema veniva usata la cosiddetta “lanterna magica”, l’antenato dei moderni proiettori di diapositive. Si può allora intravedere nel tuo clip pure un piccolo omaggio alla “settima arte”, ossia la fabbrica di sogni per eccellenza? Inoltre, che valore ha secondo te un mezzo di comunicazione come il cinema (o l’arte in generale) nel diffondere messaggi virtuosi e “sostenibili” tra la gente?
In realtà avevo pensato ad un video girato con un cellulare, molto da Youtube. Che si mimetizzasse tra i video amatoriali ma che stupisse per l’effetto speciale della trasformazione di un oggetto da riciclare in un nuovo oggetto utile per la vita di tutti i giorni.
Poi è arrivata l’idea della scatola magica e dalla scatola siamo approdati ad una scelta stilistica – fatta da Chiara Buccheri, la Product Design del progetto – di orientare la narrazione raccontando una società ingenua e sognatrice: quella degli anni 50. Una società immaginaria nel quale il futuro è roseo e la scatola magica è un normale elettrodomestico di tutti i giorni.
E la famiglia degli anni 50 è cinematografica per eccellenza. Il cinema per me è narrazione, storytelling. Quindi abbiamo costruito dei personaggi che risultassero empatici con il pubblico avvicinandolo così al tema del riciclo.
In questi 60 secondi c’è la storia di un padre che rappresenta l’ordine e l’efficenza del sistema: ente regolatore che invita al riciclo e lo disciplina. La madre rappresenta invece la quotidianità della vita familiare e l’opportunità che il riciclo rappresenta. I bambini (i miei nipoti Flora e Sebastiano) sono invece la parte più tenera ed emotiva. Sono birichini ma si fanno perdonare tutto e riescono a strappare un sorriso allo spettatore con la trovata di trasformare dei rifiuti di acciaio in monetine.
Per mettere in moto un modello di economia circolare, oltre all’imprescindibile spinta “dal basso”, servono però anche misure concrete “dall’alto”. In questo senso, a che punto è la politica a tuo parare?
Non sono un esperto della materia a tal punto da spingermi a dare raccomandazioni puntuali. Ma come cittadino prima e come filmmaker poi non posso che augurarmi che “il padre” faccia il suo dovere, che “la madre” ricicli puntualmente e che “la scatola magica” funzioni garantendo il reale riciclo del rifiuto e portando un beneficio ai cittadini.