Sono passati 20 anni da quando il D.Lgs 22/97, il cosiddetto “Decreto Ronchi” sui rifiuti, ha cambiato i modelli di gestione dei rifiuti riformando il settore e coordinando tra loro tre direttive europee, sui rifiuti, sui rifiuti pericolosi e sugli imballaggi. Il bilancio di questi primi 20 anni è positivo: nel 1997 veniva smaltito in discarica l’80% dei rifiuti urbani (21,3 milioni di tonnellate) con una raccolta differenziata che era al di sotto del 9%. Nel 2015, nonostante i rifiuti urbani prodotti siano aumentati di quasi 3 milioni di tonnellate, quelli smaltiti in discarica sono scesi al 26% (7,8 milioni di tonellate), la raccolta differenziata è arrivata al 47,6% e il riciclo/recupero di materia dei rifiuti speciali è aumentato da 13 a 83,4 milioni di tonnellate.
La riforma dei rifiuti
Per ricordare questo anniversario e fare un bilancio a 20 anni da quella riforma, la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile ha organizzato un incontro a Montecitorio, cui hanno partecipato tutti i protagonisti del settore, e ha presentato una pubblicazione a più mani che ha chiamato “La riforma dei rifiuti a 20 anni dal D.Lgs 22/97 e alla vigilia del nuove Direttive rifiuti-circular economy”. Nella pubblicazione, edita da Edizioni Ambiente e con la prefazione di Edo Ronchi, sono raccolti gli interventi di: Andrea Bianchi, Paolo Bologna, Roberto Cavallo, Stefano Ciafani, Edoardo Croci e Denis Grasso, Sonia D’Angiulli, Paola Ficco e Corrado Carrubba, Franco Gerardini, Paolo Giacomelli, Michele Grillo e Gustavo Olivieri, Rosanna Laraia, Stefano Leoni e Emmanuela Pettinao, Stefano Maglia e Paolo Pipere, Letizia Nepi, Elisabetta Perrotta, Giovanni Squitieri.
“Con quella riforma – ha ricordato Edo Ronchi – scegliemmo di anticipare, non senza difficoltà, gli indirizzi europei sulla gerarchia nella gestione dei rifiuti, assegnando una netta priorità al riciclo rispetto al largamente prevalente smaltimento in discarica e anche rispetto alle proposte che assegnavano priorità all’incenerimento di massa. Quella riforma ha consentito di far decollare l’industria verde del riciclo dei rifiuti”.
L’istituzione dei Consorzi di filiera
Il Decreto istituì il sistema CONAI-Consorzi di filiera degli imballaggi che negli anni ha assicurato il ritiro e l’avvio al riciclo delle frazioni di carta, vetro, plastica, legno, alluminio e acciaio versando un corrispettivo ai Comuni per i maggiori oneri sostenuti per la raccolta differenziata e assegnando priorità alle frazioni delle RD dei comuni. Il decreto ha anche introdotto il CAC (contributo ambientale CONAI), una prima forma di EPR (responsabilità estesa del produttore) che in questi anni è stato pagato da oltre 1 milione di imprese.
L’avvio al recupero degli imballaggi è salito dal 33% del 1997 al 78,5% dell’immesso al consumo nel 2015 ed è già stato superato l’obiettivo del 65% (siamo al 67%) di avvio al riciclo dei rifiuti da imballaggio che la nuova Direttiva indica per il 2025.
Queste quantità di rifiuti avviati al riciclo hanno fatto crescere un settore industriale della green economy che vede i rifiuti come risorsa e che conta oltre 6.000 imprese (in aumento del 10% rispetto al 2008) con circa 155 mila addetti e un fatturato di circa 50 miliardi di euro. Considerando anche le imprese che gestiscono rifiuti come loro attività secondaria o che utilizzano il recupero di rifiuti nel proprio ciclo produttivo, contiamo altre 3.150 realtà produttive e ulteriori 183 mila addetti.
Al 93% degli italiani piace la RD
A guardare i risultati della ricerca Ipsos, la raccolta differenziata piace agli italiani che comprendono anche come essa sia essenziale per ridurre lo spreco di materiali. Il 91% dice infatti di farla abitualmente e ben il 93% la considera una utile necessità e il 32% è convinto che non rappresenti un problema, ma piuttosto una risorsa. Gli italiani poi in maggioranza (58%) si dicono più attenti al riciclo dei materiali, anche se un’alta percentuale (68%) non nasconde la fatica di gestire quantità crescenti di rifiuti. E sempre la raccolta differenziata è, per il 91% degli italiani, la pratica ambientale più diffusa tra quelle anti-spreco e tra le buone abitudini in tema di mobilità. Il “fastidio” nel fare la raccolta differenziata è determinato, per il 26% degli insoddisfatti, dal fatto che non si sa come differenziare alcuni materiali.
Ma perché gli italiani scelgono di differenziare i rifiuti? Il 58% dice che si fa perché si è più attenti all’ ambiente, ma per il 42% si fa perché è obbligatorio. Le raccolte differenziate dei rifiuti “più gettonate” (91%) sono quelle di carta, vetro e plastica. La responsabilità per il problema rifiuti e per i cassonetti sommersi dalla spazzatura per oltre la metà degli italiani (53%) è suddivisa fra tutti, cittadini e istituzioni. Il sondaggio affronta anche il tema imballaggi e, su questo fronte, i consumatori ritengono che le imprese si stanno impegnando per migliorare gli imballaggi in sostenibilità (71%) e nella facilità di riciclo (73%). Infine, il 37% afferma di conoscere CONAI, cui viene attribuito anche un buon voto: 7.4 su 10.
Il libro è scaricabile al seguente link: http://www.fondazionesvilupposostenibile.org/wp-content/uploads/dlm_uploads/2017/02/La-riforma-dei-rifiuti-a-20-anni-dal-dlgs_22_97-Pubblicazione.pdf