Il vetro è uno dei materiali più diffusi e comuni nelle nostre vite quotidiane. Sebbene sia un ospite (gradito) delle nostre case da ben 5000 anni, i suoi benefici – in termini ambientali, economici e salutistici – sono stati messi in evidenza solo in tempi recenti.
Questo materiale è, per definizione, “permanente” in quanto non muta le sue caratteristiche chimico-fisiche nelle fasi di riciclo e di lavorazione di nuovi prodotti. In parole semplici è possibile riciclarlo praticamente all’infinito senza l’impiego di ulteriori materie prime vergini e senza che subisca alcuna perdita di massa né delle proprie qualità intrinseche. Pertanto da un chilo di rottami di vetro si potrà ottenere un chilo di prodotti di vetro, mettendo in moto un ciclo virtuoso potenzialmente senza fine.
Questo materiale “antico” negli ultimi anni ha conosciuto un’attenzione crescente da parte di imprese e cittadini non solo le proprie virtù ambientali, ma soprattutto per la propria funzionalità, salubrità ed estetica.
Secondo i dati dell’indagine Valore sociale di prodotti e attività dell’industria vetraria in Italia condotta dal Censis, per almeno 28 milioni di italiani il vetro non è sostituibile con nessun altro materiale in alcuni utilizzi di vita. Tra le qualità principali apprezzate vi sono quelle di igiene e salute per il 35% del campione intervistato e l’ecologia e riciclabilità per il 26% (prima risposta tra i cosiddetti Millenians). Per il 12,1% è ritenuto un materiale sicuro; il 4,9% lo ha definito classico; il 4,8% versatile, utilizzabile per tante cose in modo diverso.
Un rapporto, che potremmo definire di amore e stima quello che lega i nostri concittadini al vetro tant’è che il 65% degli italiani considera il packaging in vetro il più sicuro per il cibo, il 72% degli italiani per le bevande, il 51% lo reputa migliore per prevenire forme di contaminazioni del cibo.
In concreto, quali sono i manufatti in vetro non sostituibili per gli italiani? Sul gradino più alto del podio la bottiglia per il vino (40,9%), seguita dalla bottiglia per la birra (31,7%), sul terzo gradino i contenitori per profumi (25,9%).
Vetro, tra dati di riciclo e circular economy in Italia
Sul fronte del riciclo, possiamo dire che gli italiani siano ben informati e i processi di raccolta differenziata funzionano con successo. Infatti, secondo le stime, nel 2018 la raccolta differenziata del vetro raggiungerà il 75% permettendo, oltre ai vantaggi ambientali, anche una riduzione dei costi di produzione degli stessi manufatti in vetro.
Nel 2016 la produzione nazionale vetraria è stata pari a 3,7 milioni di tonnellate con un incremento del 7,8% rispetto al dato dell’anno precedente. Nel settore fabbricazione di vetro e dei prodotti in vetro operano 4.594 imprese che occupano circa 36 mila addetti, con punte di oltre 15 mila nella fabbricazione di vetro piano, di 7,5 mila in quella del vetro cavo (in aumento dal 2011 del +17,8%) e di 6,2 mila nelle aziende di fabbricazione e lavorazione del settore altro vetro.
“L’indagine del Censis – ha dichiarato Marco Ravasi, Presidente della sezione vetro cavo di Assovetro a commento- dimostra come oggi il vetro sia sulla frontiera più avanzata dell’innovazione e delle culture sociali e interpreti, meglio di altri materiali, il nostro tempo, diventando protagonista assoluto dei comportamenti, per i quali la sostenibilità è criterio d’elezione. Anche i numeri dimostrano questo crescente appeal del vetro: nei primi 10 mesi del 2017 la produzione di contenitori in vetro è aumentata del 2,05% rispetto allo stesso periodo del 2016”.
Un caso di studio positivo, quello degli italiani, che infatti sono al top dei consumi del vetro in Europa.