“Mi chiamo Nunzio Perrella e sono un ex boss della camorra. Ho gestito per anni il traffico di rifiuti in tutta Italia. Dopo 21 anni passati agli arresti sono tornato un libero cittadino e ho proposto allo Stato di infiltrarmi di nuovo nell’ambiente… Oggi ho deciso di provarci con Fanpage… Per cinque mesi siamo andati in giro per l’Italia. Abbiamo incontrato centinaia di trafficanti di rifiuti, spietati camorristi, imprenditori spregiudicati, politici corrotti. Questo è quello che abbiamo scoperto”. Si apre così “Bloody Money”, docufiction giornalistica su appalti e rifiuti firmata Fanpage e che si può trovare al link: https://youmedia.fanpage.it/user/BloodyMoney
Protagoniste assolute sono le immagini, che rendono visibili intrecci affaristici e la perdurante tratta delle terre, tra pentiti-reporter, giornalisti veri che fanno inchiesta, politici e funzionari pubblici sotto i riflettori. Come si dice in gergo, la magistratura farà il suo corso. Intanto la bagarre è scoppiata nel campo dell’informazione e della discussione pubblica. Sullo sfondo lo smaltimento della monnezza.
Il fatto: un boss pentito, nel ruolo di un imprenditore che opera nel traffico dei rifiuti, fa sapere di essere rientrato nel ‘giro’. Tanto basta per far sì che intorno all’affaire si mettano in moto relazioni pericolose fatte di appalti truccati, promesse di tangenti, collusioni tra poteri pubblici e criminalità organizzata. Per un totale di 900 ore di registrazioni realizzate con telecamere nascoste, già al vaglio della magistratura.
Non si tratta di una nuova serie tv di Netflix o Sky, ma di una storia vera sul business dei rifiuti e sulla Terra dei fuochi, alias “triangolo della morte”, che coincide con una vasta area tra le province di Napoli e Caserta. Al centro dei tg di mezzo mondo per lo sversamento illecito dei rifiuti, questa Terra è stata protagonista di bonifiche continue, accordi quadro per erogazioni milionarie, pubblicità progresso, “QRcode” a garanzia dei prodotti alimentari, monitoraggi ambientali costanti. All’appello anche un docufilm, “Malaterra” (2015), firmato da Ambrogio Crespi, fratello di Luigi, più conosciuto come l’autore del “contratto con gli italiani” siglato da Silvio Berlusconi qualche anno fa. Il docufilm, con voce e musiche di Gigi D’Alessio, aveva un compito preciso: salvaguardare l’immagine della Campania nel mondo. Almeno questo avrà pensato la Regione Campania quando ha deciso di co-produrre il lavoro.
L’immagine paga, a quanta pare. Da una parte il pubblico fa affidamento su di essa per mostrare le virtù di una terra oltraggiata dal fuoco; dall’altra le immagini di Fanpage mostrano i vizi della corruzione che si annida nel terreno fertile dei rifiuti.
Discussioni giuridiche a parte – l’agente provocatore, quello sotto copertura o altro ancora, manca solo il tenente Colombo o la Signora in Giallo – c’è la potenza delle immagini, che sfida le regole del politicamente corretto.
di Daniela Riccardi e Antonio Mango