Ci sono parole che, sotto una mano di verde, hanno il cuore di cemento. Così una mattina scopriamo che davanti a casa nostra è sorto un nuovo cantiere e le betoniere stanno asfaltando l’ultimo prato libero, anche se la legge e il piano urbanistico sembravano chiari al riguardo. Che cosa ci è sfuggito? L’urbanistica è ormai una lingua straniera, un gergo governato da pochi, pieno di parole dal significato incomprensibile e scivoloso, con una grammatica ambigua che quasi sempre fa scempio del suolo (dicendo che lo sta salvando).
Per fermare il consumo di suolo, l’arma più potente è la conoscenza! Per questo è nato “100 parole per salvare il suolo”, un piccolo dizionario, curato dall’urbanista e docente del Politecnico di Milano Paolo Pileri, che ha “tradotto” 100 parole in italiano per imparare a leggere le trasformazioni del suolo contenute nelle leggi e nei piani. E dire “sì” alla tutela del suolo e al riutilizzo di quel che già esiste.
Questo libro svela – attraverso “lemmi”, esempi, citazioni, aneddoti – il significato di oltre 100 parole dell’urbanistica, da “àmbito” a “urban sprawl”.
Perché “i cittadini hanno il diritto (e il dovere) di capire ogni parola scritta nelle leggi e nei piani urbanistici“ commenta Pileri.
Un aiuto per imparare a leggere, “tradurre” in italiano e interpretare la legge della propria Regione, il piano del Comune o una sentenza del Tar, e denunciarne le incongruenze. Perché la cultura e la conoscenza sono le armi più affilate contro il consumo di suolo e la comprensione delle parole ne è l’impugnatura.
Un libro con una potente carica etica e civile, rivolto a cittadini e comitati, ma anche a studenti, urbanisti, amministratori pubblici: “Questo dizionario ci restituisce le parole e il loro significato, ma anche gli strumenti per chiedere con cognizione di causa che il suolo -risorsa delle risorse- resti terreno agricolo, prato, bosco e non diventi una distesa di cemento”.