Daniele Serantoni, in arte Mondoscara, dal 2004 si diverte a dare forma alle sue idee con materiali di recupero quali rame (tubi, lastre, fili), alluminio, acciaio e plastica.
Serantoni ha realizzato un’installazione artistica a Łódź, in Polonia, sulla parete di un liceo, grazie alla Fundacja Urban Forms. Per l’occasione ha creato una lisca di pesce lungo 15 metri e alto 5 utilizzando delle “tessere” di plastica, rame e alluminio create appositamente per l’opera.
Tutta la plastica usata proviene da materiale di scarto, come flaconi dei detersivi, shampoo e simili. Anche la maggior parte del tubo di rame e di alluminio proviene da materiale di recupero.
Ogni singola tessera è stata fissata alla parete tramite tasselli e viti, fino a formare una sorta di mosaico che raffigura una lisca colorata di un pesce.
La scelta della lisca e del materiale non è casuale. Con questa opera, Daniele ha voluto porre l’attenzione sul continuo consumo eccessivo di plastica dei nostri tempi e il conseguente inquinamento massivo dei fiumi e dei mari.
Envi.info, ha fatto qualche domanda all’artista.
Perché hai scelto la tematica della plastica nei mari?
Una delle figure preferite nelle mie opere è quella del pesce, abitante del mare. Purtroppo da qualche anno a questa parte basta fare una camminata su un qualsiasi litorale anche italiano per vedere pezzi di rifiuti, scarti e altro, soprattutto di plastica, che vanno a mischiarsi con la sabbia e le conchiglie. Senza poi contare le immagini ormai purtroppo note di vere e proprie isole di plastica nei mari e tutto ciò che questo comporta. Lo ritengo inaccettabile e vergognoso. Quindi nel mio piccolo cerco anche io di puntare l’attenzione su questo problema, dato che molta gente sembra non se ne sia ancora accorta.
Cos’è che ti ha spinto a scegliere questo argomento invece di altri?
Ciò che mi ha spinto a scegliere questo argomento è chiaramente la mia passione di cercare sempre più di riutilizzare materiali destinati alla discarica, per cercare di dargli una seconda vita. Un nuovo ciclo, una sorta di risparmio usando ciò che c’è già e che ha finito il suo primo ciclo di vita, usandolo nuovamente dandogli una nuova collocazione. E’ un po’ un richiamo a come si faceva una volta, quando si aggiustava o si cercava di riusare un attrezzo che non funzionava più per fare altro.
L’arte come veicolo di sensibilizzazione ambientale. Quali sono i punti di forza e quali gli ostacoli di questo rapporto?
I punti di forza penso che siano quelli dati dall’attenzione, più che giusta, che si sta dando al problema eccessivo dell’inquinamento a livello di rifiuti solidi e non. Allo stesso tempo gli ostacoli, i punti deboli, stanno l’ignoranza di chi crede che non sia così tragica la situazione e la totale mancanza di educazione per una raccolta differenziata fatta in maniera corretta, oltre ad un eccessivo consumismo, ormai radicato nelle culture, cosiddette, più sviluppate.