La storia della Tunisia, a partire dagli ultimi anni dell’Ottocento fino alla sua dichiarazione di indipendenza nel 1956, ha riguardato anche l’Italia. Infatti, i due Paesi avevano siglato un accordo già nel 1868 che prevedeva alcuni diritti per la Tunisia, così come la possibilità dei cittadini italiani qui residenti di mantenere la propria nazionalità d’origine, conservando tutta una serie di privilegi in materia civile, commerciale e giudiziaria.
Soltanto in un secondo momento, il Presidente del Consiglio dei ministri Benedetto Cairoli si diede l’obiettivo di imporre un vero e proprio regime coloniale sulla Tunisia, ma non ritenne necessario intervenire con un’occupazione del territorio, in quanto il suo governo era ostile ad una politica militarista e muscolare.
Le stesse mire espansionistiche erano anche state mostrate dalla Francia, che già controllava da alcuni anni il territorio algerino ed intendeva allargare la propria sfera di influenza. Infatti, nel 1881 intraprese un intervento militare con il beneplacito sia della Gran Bretagna, pensando così di ostacolare l’Italia che altrimenti avrebbe controllato le due sponde del Canale di Sicilia, sia della Germania che sperava così di limitare le pretese francesi ai confini del Secondo Reich.
Questo episodio, noto storicamente come “Lo Schiaffo di Tunisi”, mostrò ulteriormente l’isolamento politico dell’Italia e costò le dimissioni di Cairoli che si ritirò dalla scena politica.
Dunque, la Francia, liberatasi da rivali e agevolata dalla congiuntura politico-economica negativa che colpì la Tunisia, poté occupare il Paese senza particolari difficoltà.
La nascita del protettorato venne poi istituzionalizzata dal Trattato del Bardo in cui si privava lo Stato tunisino del diritto di legazione attiva, di cui venivano incaricati i diplomatici francesi, e dalle Convenzioni de La Marsa che violavano la sovranità tunisina, in quanto il bey sarebbe stato obbligato a procedere alle riforme che la Francia avrebbe reputato utili per il Paese.
Gli immigrati italiani in Tunisia protestarono in seguito all’instaurazione del protettorato, causando alcune difficoltà alla Francia. Tuttavia, poco alla volta, il problema rientrò ed essi poterono optare per la cittadinanza francese e beneficiare degli stessi vantaggi dei coloni transalpini. Ciononostante, questi avvenimenti incrinarono ulteriormente i rapporti tra le due potenze, che da tempo erano sul filo del rasoio.
Francesca Prandi