“Petit manuel de résistance contemporaine” (2018), letteralmente “Piccolo manuale di resistenza contemporanea”, uscito a maggio scorso e non ancora tradotto in Italia, è un’opera di Cyril Dion, co-fondatore del movimento Colibris e della rivista Kaizen in Francia. Si tratta di un elaborato illuminante, che riprende concetti, racconti ed esempi già presenti nel documentario “Demain” dello stesso Dion, realizzato insieme all’attrice e amica Mélanie Laurent e vincitore del premio César come miglior documentario del 2016.
Il tema di questi lavori? L’ecologia ovviamente, ma in un modo piuttosto anticonvenzionale. Il libro, così come il film, sono delle rassegne di esempi virtuosi e molto pratici di comunità, persone singole, Stati, aziende che hanno trovato maniere innovative e originali per combattere il cambiamento climatico. Attraverso la creatività e la forza di volontà si è creata in quei luoghi una realtà alternativa.
Agli esempi viene affiancata un’analisi teorica dei fondamenti della società contemporanea che più visibilmente entrano in contrasto con un comportamento ecosostenibile ideale. Dalle trasformazioni tecnologiche, al modello economico di riferimento, alla paralisi politica degli stati…per ognuno di questi aspetti problematici viene allora presentato un controesempio positivo. Così, all’egemonia delle banche e del meccanismo del credito, si contrappongono esperienze di monete alternative, fatte circolare in dei circuiti chiusi, come tra piccole medie imprese o in cittadine di modeste dimensioni; tali monete, escluse dalle fluttuazioni del mercato finanziario si dimostrano stabili e resistenti a eventuali crisi di credito, per esempio quella verificatasi nel 2008. In alternativa alle monocolture, dannosissime non solo dal punto di vista ambientale, ma anche per l’economia degli stati che le ospitano, si propone un orto sinergico di piccole dimensioni; le piante, in un ecosistema dove varietà è la parola d’ordine crescono e si sviluppano così da produrre naturalmente ciò di cui abbiamo bisogno. Gli esempi sono davvero molti.
La comunicazione ambientale, perché sia efficace, secondo Cyril Dion deve passare attraverso delle nuove narrazioni, ovvero una visione del mondo completamente diversa. Non basta che ognuno di noi faccia dei piccoli sacrifici “pulisci coscienza” per contrastare lo spreco e il riscaldamento climatico, come fare una doccia più breve o andare in bici al lavoro una volta alla settimana, ma occorre ripensare totalmente il modello socio-economico su cui si basa la nostra società contemporanea. Gli altermondialisti di fine anni ’90 avevano visto lungo. Ma per un cambio di paradigma così sostanziale, bisogna partire dalla testa delle persone, dal loro modo di pensare e percepire l’eco-sostenibilità.
Basta allora con il catastrofismo, la negatività di cui il movimento ecologista si è caratterizzato in questi anni; l’emergenza è conosciuta: ora occorre creare degli incentivi per cambiare le cose. Abbiamo bisogno di esempi positivi che ci mostrino che un’alternativa è possibile, a volte già in atto (basti pensare all’Islanda, o la Danimarca e i loro investimenti nelle energie rinnovabili) e più che mai necessaria per il futuro.
Il film praticamente, e il libro in maniera più teorica, espongono la necessità questo cambio di paradigma con chiarezza e logicità disarmanti. Tanto che dopo si è presi da un’energia, seguita da una voglia di agire senza precedenti: e Dion ce ne dà la possibilità, attraverso alcuni consigli di azione collettiva e organizzazione della Rivoluzione.
Basandosi sul lavoro e l’esperienza di Popović -attivista serbo del movimento che ha cacciato Milošević e studioso che ha indagato i meccanismi attraverso i quali un’idea rivoluzionaria nasce e si diffonde, fino a realizzarsi attraverso un movimento-, Dion ne riprende i 9 principi, secondo lui ingredienti per il successo della rivoluzione. Essi sono: pensare in grande, ma cominciare in piccolo; dotarsi di una “visione per domani” di ampio respiro e omnicomprensiva; identificare i pilastri su cui si basa il potere; usare l’ironia; cercare le falle del sistema e renderle pubbliche; ricomporre le diverse correnti del movimento rivoluzionario in una linea unica d’azione; elaborare una strategia precisa, che, passo per passo, permetta di raggiungere l’obiettivo prefissato; scegliere la non-violenza; andare fino in fondo di ciò che avete iniziato.
Occupy Wall Street a New York e Nuit Debout a Parigi sono, in questo senso, degli esempi di mobilitazioni positive, ma non abbastanza lungimiranti, né dotate di una strategia chiara secondo Dion. Molto recentemente, i Fridays for Future organizzati in varie capitali europee seguendo l’esempio di Greta in Svezia, sono altri esempi che danno speranza, nonostante i numeri ancora scarsi…ma pensiamo a Gandhi: egli ha cominciato la sua marcia per il sale con poche decine di persone, senza mezzi, ma la sua azione è stata decisiva per la successiva decolonizzazione dell’India.
Di seguito, il trailer in italiano di Demain (Domani, in italiano)
Di Anna Filippucci