La cooperazione tra Italia e Tunisia, attiva in diversi ambiti, non è notizia nuova; anzi risale ad almeno trent’anni fa. I settori più sviluppati in tal senso riguardano sicuramente l’economia (creazione di nuove imprese e di nuovi posti di lavoro), l’educazione (con progetti interni agli istituti scolastici) e i diritti umani.
Un posto rilevante è riservato anche alla tutela dell’ambiente e del territorio. Secondo quanto riporta l’AICS, infatti: “I temi della sostenibilità ambientale sono entrati a pieno titolo nell’Agenda 2030 sugli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, per cui l’equilibrio fra il soddisfacimento delle esigenze socio-economiche delle popolazioni e la tutela delle risorse ambientali diventa un fattore necessario di sviluppo”.
In questo senso, il Ministero dell’Ambiente italiano ha in vigore due Protocolli d’Intesa con la Repubblica di Tunisia.
Il primo, firmato nel 2017, prevede la cooperazione in materia di vulnerabilità al cambiamento climatico, gestione del rischio, adattamento e mitigazione. Le azioni intraprese in tal senso riguardano la promozione dell’energia rinnovabile e dell’efficienza energetica, la realizzazione, il monitoraggio e la comunicazione degli obiettivi di riduzione delle emissioni e adattamento al cambiamento climatico, la gestione integrata delle zone costiere e la gestione sostenibile dei rifiuti.
Il secondo è stato firmato l’anno scorso e intende contribuire agli obiettivi di riduzione delle emissioni e adattamento al cambiamento climatico fissati dal Governo tunisino attraverso progetti nei settori dell’agricoltura, della pesca, delle risorse idriche e degli ecosistemi. A questo fine, il piano di lavoro si concentra sulla promozione dello sviluppo sostenibile tramite la “Climate Smart Agricolture”, ovvero l’approccio sostenuto dalla FAO e che opera per rafforzare il legame tra sicurezza alimentare, politiche di adattamento al cambiamento climatico e riduzione delle emissioni di gas serra.
Entrambi i protocolli si sono poi realizzati in progetti concreti, tutt’ora in corso e che mirano a mitigare gli effetti del cambiamento climatico sugli ecosistemi tunisini.
Le attività bilaterali in Tunisia sono supportate dal MEDREC (Mediterranean Renewable Energy Center), un Centro, istituito nel 2004 a Tunisi, che si occupa di formazione, disseminazione delle informazioni, trasferimento di tecnologie, progettazione e networking in tutto il bacino del Mediterraneo e che permette, in questo modo una cooperazione su più vasta scala e incisiva a livello territoriale.
Francesca Prandi