Renato Cottalasso, esperto naturalista, fotografo e ornitologo, è l’autore di “Alla scoperta della biodiversità”, un testo uscito nell’autunno 2018 che indaga l’esperienza unica de La Raia, un’azienda agricola biodinamica situata nelle colline del Gavi, in provincia di Alessandria.
Nei luoghi conosciuti in tutto il mondo per il vitigno autoctono Cortese, si è formato, negli ultimi anni, un ecosistema particolare, composto di agricoltori, cittadini, imprenditori e intellettuali che hanno saputo creare le migliori condizioni per lo sviluppo di un ambiente vario dove la natura è lasciata libera di produrre il contesto ideale per sopravvivere e svilupparsi in tutta la sua biodiversità, tema centrale del libro.
Il fil rouge del libro di Cottalasso è l’idea che gli ambienti non manipolati dall’uomo siano i più ricchi in termini di biodiversità, da lui definita come “la vita esistente sulla terra in tutta la sua complessità”. Per questo motivo, chi fa una scelta biodinamica permette a tutti i livelli di vegetazione di crescere in autonomia: la terra, se vista come un “super-organismo vivente” deve essere continuamente nutrita con materiale organico utile alla sua salute, quindi nessun concime chimico; gli “strati” di piante successivi si svilupperanno naturalmente, così da permettere l’istallarsi di un ecosistema di flora e fauna autoctoni ricchissimo e vario.
Perché fare questa scelta? Per preservare la diversità, la varietà e permettere a tutte le specie, anche quelle considerate inutili e invasive dall’agricoltura industriale, e per questo estirpate, di riprodursi e svolgere la loro funzione importantissima nell’ecosistema di riferimento. La qualità dell’ambiente naturale si può dedurre infatti dalla ricchezza di “indicatori biologici”, ovvero tutte le specie animali e vegetali che possono vivere in quell’habitat.
Secondo Cottalasso, “La scelta biodinamica ha come presupposto, e come conseguenza, il fatto che l’azienda sia un unico organismo: terra, varietà di piante e animali e presenza umana sono in equilibrio e concorrono tutti al benessere dell’azienda, intesa come un ecosistema in cui i vari attori si influenzano reciprocamente.”
Partendo da questo presupposto, si sono poi ispirate le decisioni successive in termini di organizzazione della presenza umana nei 180 ettari de La Raia: le cascine presenti sono state restaurate con materiali ecocompatibili, la costruzione della nuova cantine in terra cruda è stata affidata a Martin Rauch, un architetto esperto in design ambientale, è stato introdotto un allevamento di mucche di razza Fassona, sono stati piantati cereali antichi e infine si sono predisposte arnie per la produzione di un ottimo miele, grazie alla disponibilità di un’incredibile varietà di piante e fiori.
Ne La Raia è nata in seguito una scuola di indirizzo Waldorf-Steiner gestita dall’associazione “Intorno al melo” e nelle cascine rimesse a posto stati aperti prima un piccolo agriturismo, Borgo Merlassino e, di recente, Locanda La Raia, una guest house raffinata immersa nei vigneti. Nel 2013 infine, Giorgio Rossi Cairo ha creato, insieme alla compagna Irene Crocco la Fondazione La Raia-arte cultura territorio che invita intellettuali di ogni tipo a riflettere in maniera critica sul tema del paesaggio.
Concludendo con le parole di Fabio Brescacin, socio fondatore e consigliere della Libera Fondazione Antroposofica Rudolf Steiner di Conegliano, che bene riassumono la scelta di parlare de La Raia: “Oggi la Terra non va solo coltivata, va curata. La terra è un essere vivente e vive e soffre come tutti gli esseri viventi. Noi uomini per la terra possiamo essere fonte di profondo dolore, ma anche fonte di profondo risanamento. La civiltà umana sta creando un grande dolore alla terra e ciò sembra ineluttabile. Abbiamo costruito città, strade, viaggiamo con mezzi inquinanti, costruiamo con i materiali della terra oggetti di ogni tipo, ci nutriamo dei suoi frutti ogni giorno. In qualche modo dobbiamo restituirle ciò di cui ci siamo appropriati. Ogni azienda biodinamica è proprio questo per la terra, la dovuta restituzione per quanto abbiamo avuto, e la biodiversità che esplode nel momento in cui noi agiamo con rispetto e cura ne è il segno tangibile.”
Di Anna Filippucci