Alleva la speranza: la campagna che vuol far rifiorire le aziende colpite dal Terremoto 2016

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Tra il 24 agosto e il 30 ottobre del 2016 il cuore dell’Italia centrale – dal Lazio all’Umbria, dalle Marche all’Abruzzo – è stato scosso da un terremoto che, oltre ad aver causato la morte di 303 persone, ha distrutto migliaia di case, edifici ed aziende. Inoltre, nelle aree maggiormente colpite dal sisma, molti allevatori hanno visto danneggiate le proprie imprese agricole ma, nonostante ciò, sono rimasti nel territorio a ricostruire la propria comunità, ripartendo da greggi e mandrie e spinti dall’amore profondo che li lega alla loro terra e cultura. Al fine di dare loro una mano con aiuti concreti è nata Alleva La speranza. Per avere maggiori dettagli su questa campagna – partendo dalla sua genesi e per indagarne gli obiettivi – abbiamo intervistato Enrico Fontana che per Legambiente segue, giorno dopo giorno, questa fantastica iniziativa.

Cosa è Alleva La Speranza?

È una campagna di raccolta fondi e di comunicazione che Legambiente ed Enel hanno deciso di promuovere in favore di queste imprese – piccole e quasi sempre a conduzione familiare – lo scorso dicembre 2018 e che proseguirà fino a fine dicembre 2020. Nasce in continuità con l’impegno che Legambiente ha profuso già all’indomani del sisma nei territori colpiti dal sisma con la raccolta fondi “la rinascita ha il cuore giovane” che venne lanciata in collaborazione con Libera e Altromercato.

Quali sono gli obiettivi della campagna di comunicazione?

Alleva La Speranza sta consentendo di tenere un faro acceso e di raccontare – a quasi tre anni dal terremoto – quel che sta accadendo di positivo nei territori colpiti dal sisma. In una situazione di crisi è importante dare voce all’impegno di chi, ogni giorno, ha deciso di alzarsi, continuare a vivere in quei luoghi e ricostruire lì la propria vita ed il tessuto economico preesistente. Questa è, ad oggi, l’unica iniziativa di comunicazione significativa che sta consentendo di dare continuità al racconto di quei territori e dei suoi abitanti. Alleva La Speranza rappresenta un’occasione per consentire a quei territori di “parlare” e di incentivare un’economia sociale che possa permettere di tenere in piedi le comunità “venute giù” con le scosse del 2016.

In merito al crowdfunding, i fondi raccolti a chi vanno?

In 2 anni la campagna prevede di sostenere 20 allevatori e le loro imprese familiari. La prima parte di raccolta fondi è partita a dicembre e ha consentito di finanziare 4 donne eccezionali, 4 allevatrici che non solo sono impegnate attivamente nelle loro aziende, ma hanno altresì realizzato progetti di crescita dei propri territori. Il primo grande risultato è stato quello di consentire, dopo pochi mesi, a Silvia Bonomi di ottenere l’importo necessario a ricostruire una stalla a Ussita, nelle Marche. Amelia Nibi ad Amatrice, invece, potrà acquistare un ricovero per i propri animali. L’azienda di Alessia Brandimarte, a Norcia, potrà essere supportata nell’acquisto di una mungitrice. Teresa Piccioni, grazie al crowdfunding, vorrebbe acquistare un silos, un carro di mungitura e un carro miscelatore per il mangime.

Visto che parliamo (anche) di comunicazione, con quali strumenti state divulgando la campagna?

Nulla è lasciato al caso e stiamo davvero usando qualsiasi mezzo possibile, dall’attività di ufficio stampa ai diversi strumenti del web: sul sito planbee vi è un’apposita sezione che consente di fare donazioni dirette scegliendo il progetto, poi i social – anche di Legambiente ed Enel – ed uno storytelling, realizzato con foto e video, attraverso cui le allevatrici mostrano come vorrebbero veder rinascere i loro territori. La campagna in molte occasioni si è inoltre trasformata in un “pretesto” di raccolte e di incontri “offline”. Le iniziative locali, infatti, si moltiplicano con successo. Vi sono anche tanti utenti social che si sono fatti “ambassador” delle campagne e ci aiutano a rilanciare e condividere le storie e a fare il punto sulla raccolta.

La campagna è ancora lunga. Ma si possono già trarre primi bilanci?

Sì e sono positivi. Già dopo i primi 5 mesi una delle allevatrici ha raggiunto l’obiettivo, mentre le altre sono fra il 40 e il 70% del totale e c’è tempo fino al 30 aprile per puntare al 100%! Chiunque può partecipare all’iniziativa ed ogni contributo è importante. Ai fondi raccolti sulla piattaforma grazie alle donazioni delle persone si assommeranno le donazioni di Enel e di Legambiente. Inoltre l’impegno non finisce con il reperimento delle risorse: vogliamo raccontare anche come i fondi verranno investiti e di come ciò potrà aiutare il processo di ricostruzione.

Cosa accadrà dopo il 30 aprile?

Per quanto riguarda i progetti in corso stiamo per tirare le somme delle prime raccolte e stiamo definendo i dettagli per i nuovi progetti: dal 15 maggio partiremo con altri quattro allevatori da sostenere. Nel frattempo proseguiremo a tenervi aggiornati sulle ricostruzioni di Alessia, Amelia, Teresa e Silvia e sui loro progetti di ricostruzione delle reti di territorio e noi vorremo essere con loro anche allora.

 

Di Letizia Palmisano

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