L’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), nata il 3 febbraio del 2016, su iniziativa della Fondazione Unipolis e dell’Università di Roma “Tor Vergata”, per far crescere nella società italiana, nei soggetti economici e nelle istituzioni la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e per mobilitarli allo scopo di realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, ha recentemente pubblicato un rapporto.
Quest’ultimo mette in luce una problematica spesso dimenticata, o comunque relegata in secondo piano: ovvero lo spreco dell’acqua in Italia. Il Rapporto ASviS riporta dati Istat che inchiodano il nostro Paese sul tema dello spreco di uno dei beni più preziosi che abbiamo: la perdita giornaliera reale dalle reti di distribuzione dell’acqua potabile dei comuni capoluoghi di provincia ammonta a circa 50 metri cubi per ciascun chilometro di rete, cioè un volume che secondo il Rapporto ASviS 2018, stimando un consumo medio di 89 metri cubi annui per abitante, soddisferebbe le esigenze idriche di 10,4 milioni di persone.
Nella Legge di Bilancio 2019, secondo l’esame dei provvedimenti svolto da ASviS, le problematiche inerenti il Goal 6 (Acqua pulita e servizi igienico-sanitari) dell’Agenda 2030 si concentrano sulle infrastrutture tecnologiche idriche e nulla, però, si dispone in merito a misure economiche per la tutela del ciclo biofisico naturale dell’acqua, che ne rappresenta la fonte di approvvigionamento e rigenerazione.
Per quanto riguarda la tutela dei mari, invece, mancano gli strumenti gestionali adeguati per la messa in pratica del Buono Stato Ecologico entro il 2020, imposto da una Direttiva quadro sulla strategia dell’ambiente marino. L’ASviS, che con i suoi oltre 220 aderenti è la più grande rete di organizzazioni della società civile, chiede al Governo di “adottare tutte le misure previste dalla Direttiva, garantendo che le risorse umane e materiali impegnate a tal fine siano adeguate e commisurate all’interesse ambientale, economico e sociale che l’ecosistema marino riveste per il nostro Paese”.
Il tema è stato affrontato in occasione dell’evento nazionale organizzato dall’ASviS e dal WWF Italia “Acqua. Salvaguardare i diritti umani tutelando gli ecosistemi” nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile dedicato al Capitale naturale e qualità dell’ambiente. Un’occasione per riflettere sul rapporto tra uomo e natura partendo dall’acqua e illustrando le implicazioni della gestione sostenibile della risorsa e della difesa del diritto universale alla sua fruizione, la priorità, urgenza e convenienza economica nell’investire per la salvaguardia e il ripristino degli ecosistemi che garantiscono l’integrità del suo ciclo biofisico naturale.
“Riconoscere importanza del ciclo dell’acqua come processo biofisico è essenziale per conseguirne la gestione sostenibile” ha sottolineato Enrico Giovannini, portavoce dell’ASviS. “E’ necessario agire sul fronte legislativo e far capire che disponibilità e qualità dell’acqua, con le interferenze dell’uomo quali le trasformazioni del territorio, l’inquinamento e la conseguente perdita di biodiversità, sono problemi che riguardano tutti”.
Nel corso dell’evento sono state indicate alcune priorità ai decisori politici nazionali anche rispetto alle proposte da sostenere in sede di politiche europee e di accordi internazionali per la finanza e il commercio, oltre all’impegno a perseguire gli obiettivi urgenti indicati dall’Agenda Onu 2030. In particolare, la protezione e il ripristino degli ecosistemi legati all’acqua, il riconoscimento degli ecosistemi come parte integrante delle strategie di sviluppo economico, l’integrazione sistematica dei valori di ecosistema e di biodiversità nella pianificazione nazionale e locale, la partecipazione delle comunità locale misure prioritarie per l’aiuto ai paesi in via di sviluppo.