Vaiawood: amplificare il grido della foresta distrutta dalla tempesta Vaia

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A fine ottobre 2018 la tempesta Vaia ha raso al suolo 42 milioni di alberi, investendo una superficie di 42.525 ettari di foresta e mettendo in ginocchio, per l’ingenza dei danni, le regioni italiane del Veneto, il Trentino-Alto Adige e la Lombardia. Intere vallate delle Dolomiti spazzate letteralmente via dall’uragano più violento che queste zone abbiano mai subito fino ad oggi.

Una catastrofe: la caduta degli alberi ha causato infatti un aumento notevole del rischio connesso al dissesto idrogeologico e, come se non fosse abbastanza, il surplus improvviso di legname nell’industria del legno locale ha provocato la caduta libera anche del prezzo di mercato del materiale. A partire dalle enormi quantità di legno inutilizzato delle foreste del Triveneto prende vita il progetto di tre giovani ragazzi – da poco inseriti nella prestigiosa classifica 2020, stilata da Forbes Italia, dei “100 giovani leader del futuro” nel settore “impresa sociale” – di una start-up denominata non a caso “Vaia”.

L’azienda si occupa di realizzare e commercializzare dei “cubes”, i “Vaia cube”, ovvero delle casse passive di legno massello pregiato che permettono, senza l’uso di alcun tipo di energia, di amplificare il suono del proprio smartphone. L’Abete della Val di Fassa, storicamente utilizzato per produrre violini, per le sue particolari proprietà di amplificazione del suono, trova così nuova vita in questo originale prodotto. Prodotto che valorizza inoltre il savoir-faire di artigiani locali: ogni pezzo è unico e creato dal colpo d’ascia di falegnami che, seguendo la venatura naturale del legno rotto, raccontano la storia della foresta ferita. Per ogni cassa venduta, la start-up assicura la ripiantumazione di un albero.

Questo progetto rappresenta una voglia di rinascita del territorio e dell’attività manufatturiera locale, attraverso alcune semplici parole chiave: riuso, valorizzazione della natura, comunicazione ambientale.

Di seguito una breve intervista con Giuseppe, che, insieme a Federico e Paolo, è uno dei fondatori di “Vaia srl”.

 

Con quale ambizione nasce Vaia srl? Attraverso le caratteristiche uniche del vostro prodotto, raccontatemi la filosofia della vostra impresa.

La nostra ambizione è raccontare una storia di resilienza e di rinascita. Vaia era nota per essere la tempesta che ha colpito il Nord-Est Italia, ma ora il nome Vaia sta acquisendo valenze positive. Oggi infatti si tratta di un prodotto artigianale made in Italy, un progetto di economia circolare e una visione di futuro. La vision della nostra start-up è di realizzare oggetti utili per l’uomo, ma anche per la natura, recuperando materie prime provenienti da luoghi colpiti da calamità naturali, come gli alberi delle Dolomiti. In futuro vogliamo intervenire in altre realtà, generando benefici per l’intero ecosistema all’interno del quale operiamo. Noi definiamo il Vaia Cube un oggetto “simbolico”, in quanto rappresenta una metafora, un tentativo di amplificare il grido della natura, a cui chiediamo di prestare ascolto. Vaia vuole essere anche un tentativo di sensibilizzazione sull’importanza dell’impatto ambientale che ogni giorno viene creato dalla società: cittadini, istituzioni, aziende. Pertanto Vaia aspira a essere un oggetto iconico, portatore di un messaggio più grande: è necessario amplicare l’attenzione sul problema ambientale.

Quali le caratteristiche della Valsugana e del legno che utilizzate che rendono unici nel loro genere i vostri prodotti? Si può dire che il vostro progetto sia in primis una forma di valorizzazione del territorio colpito dall’uragano?

Federico Stefani è perginese ed è molto legato alla territorialità dell’impresa. La comunità della Valsugana ha vissuto sulla propria pelle le conseguenze della tempesta, perciò tantissime persone sono state felici di aiutarci. Innanzitutto, collaboriamo esclusivamente con falegnamerie e artigiani locali, per esaltare il senso di comunità legato al nostro progetto. Gli alberi usati per il Vaia Cube, poi, sono larice e abete, ossia quelli maggiormente colpiti dalla tempesta. Inoltre, recuperiamo anche l’abete rosso in alcune località, famoso perché usato dai liutai per costruire gli strumenti a corda. Tirando le somme, possiamo affermare che Vaia intende anche valorizzare il territorio colpito dalla tempesta, ma vogliamo fare di più: essere un esempio di impresa sociale originale e innovativa, capace di valicare i confini nazionali. Il Vaia Cube è stato venduto in Messico, in USA, in Svizzera, in Qatar, in Belgio. Questo significa che il nostro progetto è capace di farsi sentire.

Si può affermare che la vostra sia anche una campagna di comunicazione ambientale? Nel promuovere (e comunicare dunque) il vostro prodotto, che tipo di strategia, strumenti e messaggio utilizzate?

Il nostro obiettivo è soprattutto promuovere una sensibilità ambientale attiva. La leva green è fondamentale nella nostra comunicazione. Facciamo un esempio di una nostra campagna social volta ad incentivare l’acquisto di un “Vaia cube”:

INVESTI IL TUO AMORE NELLE FORESTE???

?Pianta il tuo albero o donalo ad una persona a te cara.

Migliorerai il clima

Pulirai l’aria intorno a te

Ridurrai l’erosione del suolo

Aumenterai la biodiversità

Darai vita ad un nuovo paesaggio

Quale la reazione degli abitanti della Valsugana all’iniziativa intrapresa da Vaia srl? Come procede il risanamento delle foreste?

Tutta la comunità ha accolto con grande entusiasmo la nostra attività. Abbiamo ricevuto un sostegno incondizionato in tantissime occasioni. Un esempio è la Banca rurale di Pergine, che ci ha aiutato nell’ottenimento di un mutuo a tasso agevolato riservato alle startup. La nostra attività di ripiantumazione inizierà in estate, in Panarotta, dove pianteremo i nostri primi 1000 alberi. Sarà un evento aperto a tutti, chiunque lo desidera potrà partecipare, saremo felici di accogliere tutte le persone che credono in Vaia.

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