La Pianura Padana, uno dei luoghi più inquinati d’Europa, era un tempo ricoperta da un’immensa verde foresta, con stagni paludi e biodiversità oggi inimmaginabile. Pietro Comeri, modenese, fin da piccolo appassionato ai boschi, nel 2019 decide insieme ad alcuni amici di dar vita al progetto Nuove Antiche Foreste (NAF) con l’intento di ricostituire parti dell’antica foresta planiziale ormai pressoché completamente scomparsa.
In che modo finanziate il progetto di riforestazione?
Insieme ad altri compagni di viaggio, abbiamo creato l’associazione Città di smeraldo Aps. Grazie poi alla collaborazione di tante persone e studiosi, dal 2020 abbiamo dato dato vita a Simbiosi Magazine, una rivista di approfondimento che esce ogni 3 mesi, in carta 100% riciclata con più di 150 pagine a volume. Grazie a questa rivista riusciamo a finanziare il progetto: chi fa l’abbonamento classico adotta 20 metri quadrati di bosco, chi fa abbonamento premium adotta 80 metri quadrati di bosco, più in regalo ha due magliette.
Perché questo nome, Simbiosi?
Perché il bosco è una simbiosi perfetta di vegetali e animali, un luogo ricco di biodiversità. Vogliamo anche raccontare un rapporto nuovo e più sostenibile anche tra uomo e natura. Una simbiosi anziché un rapporto di dominio e sfruttamento.
Dove piantate questi alberi e quanto tempo ci vuole per ricreare un bosco?
Piantiamo in zone di pianura e di prima collina, in terreni pubblici o privati che ci vengono donati o messi a disposizione dai proprietari. Ma non si tratta di mere piantagioni di alberelli in fila indiana, vogliamo che diventino boschi integrali, vere e proprie riserve di biodiversità, pozzi di carbonio. Nella prima fase lasciamo che il terreno antropizzato si inselvatichisca naturalmente, andando verso la forma di un prato stabile, che noi tagliamo una sola volta, dopo circa un anno iniziamo a piantare alberi e arbusti, autoctoni e tipici di quella zona, aiutando la natura ad andare più velocemente verso una fase boschiva. Pian piano il bosco diventa un ecosistema complesso, in tutto servono circa 25-30 anni. Un ecosistema che assorbe CO2, scrigno di biodiversità, un patrimonio per tutti.
Da dove vengono le piante?
Il progetto si chiama “nido dei patriarchi”. Un vivaio dove riproduciamo semi, ghiande e talee proprio dagli alberi della zona, da quelli monumentali che hanno passato ogni avversità, utilizzando quindi il miglior patrimonio genetico possibile.
Nell’ultimo numero della rivista avete affrontato il problema dei boschi cedui…
Il bosco ceduo è un enorme problema per i boschi italiani, che lascia i suoli poveri, privi di biodiversità, soggetti a smottamenti e frane. È una gestione del bosco anacronistica, che purtroppo va per la maggiore: un taglio raso (lasciando solo pochi alberi detti ‘matricine’) circa ogni 15 anni. Vengono lasciati solo i ceppi, da cui poi grazie alla “capacità pollonifera” degli alberi a latifoglia, nascono nuovi alberelli. In questo modo però il bosco è continuamente soggetto a shock, perde variabilità genetica, si impoverisce, il terreno scoperto non trattiene CO2, e anche gli stessi alberi sono molto fragili, dando vita a fenomeni di frane e dissesto. È una gestione legata all’utilizzo di legno come biomassa per produrre energia o calore. Ma come possiamo in epoca di crisi climatica ed ecologica, tagliare le foreste per produrre energia?
Nella rivista si parla anche di arte, come forma di comunicazione ambientale.
Certamente. Una parte della rivista è interamente dedicata agli artisti che con le loro opere esprimono amore e rispetto per la natura. Si chiama “Simbosi Art, la natura attraverso l’arte”, un vero e proprio viaggio nella Natura vista dagli occhi di un illustratore e un fotografo diversi ad ogni numero. A completare tutto, SIMBIOSI KIDS, una piccola rivista dedicata ai bambini, che stiamo mettendo a punto.