Mercato Circolare è una start up innovativa a vocazione sociale che si propone di rendere applicabile il paradigma dell’economia circolare, finalizzando l’azione all’aumento della consapevolezza tra i cittadini, le istituzioni, le aziende e le associazioni. Nata nel 2018 a Torino grazie a Nadia Lambiase, Paolo Piacenza, Riccardo Gagliarducci, Carlotta Cicconetti e il supporto dell’Associazione Pop Economix, Mercato Circolare combina innovazione sociale e tecnologica per creare connessioni digitali e culturali attraverso formazione partecipata, networking e tecnologie digitali. Abbiamo intervistato Nadia Lambiase, CEO e socio fondatore, per conoscere il progetto da vicino.
Mercato circolare mette in connessione le realtà circolari presenti sul territorio. Quanto è importante cercare di costruire una rete di attività di questo tipo?
Quando approcciamo il tema dell’economia circolare bisogna dire che è un concetto in divenire e che deve essere compreso dalle istituzioni. Si ha che fare con un concetto che è sia teorico che operativo attorno al quale girano diversi attori, dunque è importante, in un’ottica sistemica, tenere insieme tutti gli attori e a ciascuno dare il proprio ruolo. In questo senso è importante costruire una rete, quindi diversificare chi fa cosa per poi metterli in connessione. All’interno del cluster delle imprese, parlare di rete vuol dire in che modo delle imprese possono collaborare in ottica di simbiosi industriale: avere quindi una mappa delle realtà che lavorano sul territorio aiuta a creare queste connessioni. Noi ci poniamo come osservatorio e piattaforma abilitante sul territorio nazionale e per farlo abbiamo creato uno strumento, l’app Mercato Circolare che nasce per mettere in connessione l’utente con chi, sul territorio italiano, opera sui principi dell’economia circolare.
In che modo i principi dell’economia circolare vengono diffusi grazie al vostro progetto?
Nella nostra proposta di valore ci definiamo un soggetto ibrido che tiene insieme la dimensione tecnologica, grazie alla app, e di innovazione sociale, poiché crediamo che la componente culturale sia il primo driver che si deve instaurare prima ancora di qualsiasi innovazione tecnologica, quest’ultima abilita solo ulteriormente. L’economia circolare richiede un cambio di paradigma, la visione che abbiamo e su quali valori ci basiamo, dunque, la componente formativa e della consulenza è molto importante. Mercato Circolare si rivolge ad un pubblico vasto, lavora in modo verticale e trasversale, dai giovanissimi agli adulti, con gli addetti ai lavori e no. Inoltre, utilizziamo vari canali come teatro, design e tecnologia per poter arrivare a tutti e in maniera competente.
Un’osservazione da voi avanzata afferma che “spesso imprese circolari e clienti sensibili non si incontrano”. In che modo il vostro progetto aiuta ad ovviare questo problema?
Tutto parte dal constatare che spesso le realtà mettono in pratica dei modelli di economia circolare e non sanno di farlo: da qui si lavora sul lato formazione e sensibilizzazione per far comprendere come è necessario comunicarlo. Inoltre, è necessario informare i cittadini che economia circolare non significa solo riciclo, poiché siamo già alla fine del problema: abbiamo un rifiuto in mano che deve essere valorizzato, quindi prima che diventi rifiuto si possono implementare strategie diverse come il mercato dell’usato, il riparare, l’affittare invece che comprare, quindi scoprire le diverse alternative prima di arrivare ad avere un rifiuto. L’app in sé permette di rispondere all’esigenza di un cittadino che vuole iniziare a fare la sua parte, permettendo di far incontrare chi desidera usufruire di servizi sostenibili e chi li eroga.