Dal mondo della finanza a quello della tutela dell’oceano e dell’eco-giornalismo: il percorso di Sruthi Gurudev segue l’idea che “Chiunque può essere un ambientalista, devi solo trovare la tua nicchia”. E fu dopo un’ora di immersioni sotto la Grande Barriera Corallina, in Australia, che Sruthi trovò l’ispirazione e la sua nicchia.
“Ho visto file di coralli sott’acqua tutte sbiancate, prive di vita. Così ho iniziato a chiedermi: è questo il cambiamento climatico? Mi sentivo come se stessi sperimentando un suo effetto tangibile, faccia a faccia. Mi ha spaventato e mi ha fatto arrabbiare molto. E da ciò mi sono chiesta: cosa sta succedendo al nostro oceano? Possiamo impedire che questo accada?”, racconta Sruthi.
Il 2020 è stato un anno difficile per l’intera umanità. In alcuni casi, come quello di Sruthi Gurudev—22enne di Chicago, sommozzatrice, eco-giornalista e National Geographic Young Explorer—ciò ha motivato l’intensificarsi di una reazione a quei danni ambientali che non hanno avuto tregua nemmeno durante la pandemia da COVID-19. In questo contesto nasce “An Hour in the Deep”, magazine online di eco-giornalismo per giovani, “ponte tra arte e scienza”, che promuove la tutela dell’oceano attraverso lo storytelling. Sruthi Gurudev ne è la caporedattrice.
Il concetto di tempo è uno dei pilastri principali su cui “An Hour in the Deep” (“Un’ora nel profondo”) si sviluppa. Sruthi lo spiega così: “se un’ora sott’acqua può cambiare la mia prospettiva, allora un’ora è sufficiente perché i giovani di tutto il mondo comincino a preoccuparsi dell’oceano”. Una consapevolezza che l’ha portata a riflettere su alcuni modi per condividere, nell’immediato, la sua volontà a tutelare l’oceano con un pubblico più ampio—pur non essendo una scienziata, né avendo una formazione in biologia marina. Oltre all’oceano, Sruthi ama scrivere: “E quindi ho pensato: perché non far convergere queste due passioni in un progetto di eco-giornalismo? Ciò potrebbe riunire le voci e le storie dei giovani di tutto il mondo che hanno diverse esperienze con l’oceano”.
Laddove il grande blu non arriva—per svariati motivi—è importante poterlo capire tramite le parole e osservare in immagini. “Se non conosciamo l’oceano, non c’è modo di iniziare a preoccuparsene”, continua Sruthi. E, in effetti, più dell’80% dell’oceano è inesplorato. Lo storytelling e l’eco-giornalismo possono aiutare a riempire i vuoti di questo misterioso puzzle: spingendo la gente a volerne sapere di più e sensibilizzando le persone a tutelarlo. Perché riunire così tante esperienze di vita diverse ispira inevitabilmente le persone ad agire—“proprio come è successo con me”, aggiunge la caporedattrice di “An Hour in the Deep”.
Di giorno, Sruthi è un’analista finanziaria; ma le sue più grandi passioni rimangono la scrittura e l’oceano. “Il mio lavoro non influisce sulla tutela dell’oceano, né fa nulla di male ai progetti di ambientalismo; ne è completamente dissociato. Alle 5 del pomeriggio inizia quest’altra vita: la tutela dell’oceano attraverso l’eco-giornalismo”.