Quando ancora la sostenibilità non era un buzz continuo, nasceva Miomojo: azienda bergamasca di accessori che, fin dai suoi albori, ha costruito la sua identità sull’etica animale e ambientale, senza rinunciare alla qualità di un design ricercato. Con Ilaria Malitesta approfondiamo la ragion d’essere di questa realtà made in Italy.
Siamo nel 2012. Scommettendo su una moda più sostenibile, non come tendenza passeggera ma come stile di vita futuro, Claudia Pievani realizza un’idea: fondare Miomojo. “Non c’era all’epoca un’alternativa ‘cruelty-free’” che fosse in linea con etica animale e ambientale. “Anzi, il lusso veniva associato spesso al pellame a cui invece Miomojo si oppone” spiega Ilaria, Junior Marketing Manager presso Miomojo. Legando etica ed estetica, l’azienda avrebbe contribuito allo sviluppo di una tensione alla sostenibilità nel mondo della moda.
Un obiettivo ambizioso. Ma come raggiungerlo? Attraverso una sinergia tra comunicazione marketing e comunicazione ambientale, suggellata da un voto di trasparenza: “per noi sostenibilità è Miomojo fin dall’inizio, e mostriamo tutto quello che facciamo. C’è un forte desiderio di far vedere concretamente a cosa si contribuisce e a cosa contribuiamo noi come team” afferma Ilaria. Dall’impatto ambientale dei suoi accessori—sappiamo, ad esempio, che una borsa Miomojo in AppleSkin (bucce di mele del Trentino) assicura quasi il 64% di emissioni CO2 in meno—alla celebrazione dei traguardi raggiunti nel ramo dell’ambientalismo: Miomojo crea un coinvolgimento tale della sua community a simili tematiche che va oltre il desiderio di acquisto di un prodotto; approda alla volontà del singolo di informarsi e poter fare la differenza.
Miomojo, quindi, “non è mai solo prodotto”, svela Ilaria, ma canale di educazione alla sostenibilità e amplificatore del diritto animale e ambientale. Ed è così dai suoi albori. Prima ancora di fondare la società legalmente, la founder di Miomojo si rivolse ad Animalsasia—organizzazione che si batte per fermare l’abuso degli orsi della luna sfruttati per la loro bile—al fine di suggellare una collaborazione: “Claudia voleva integrare fin da subito questo modello di business in supporto agli animali in difficoltà. In fase di pagamento, ognuno può scegliere a chi devolvere il 10% del suo acquisto”, chiarisce Ilaria. Con il decollare della sua attività, Claudia ha potuto ampliare la lista delle organizzazioni da aiutare.
“Comprare meno ma comprare meglio” è parte di quell’educazione alla sostenibilità promossa da Miomojo. E il suo “meglio” è avvalorato dalla trasparenza dell’impegno animalista e ambientalista in nome della quale l’azienda opera.