Lorenzo Colacicchi, imprenditore ecologista, si occupa di clima ed energie rinnovabili da metà anni ’90, quando era membro direttivo de “le Utopie Concrete”, su proposta di Alex Langer. Nel 2014 ha aderito al movimento “Benefit”, una rete di imprese che “integrano nel proprio oggetto sociale, oltre agli obiettivi di profitto, lo scopo di avere un impatto positivo sulla società e sulla biosfera“, come cita il loro sito ufficiale. Vive in Kenya dove si è sposato ed ha due figlie. Fa anche parte dei Global Greens, rete dei partiti verdi a livello globale.
Di cosa ti occupi in Kenya?
In questo momento sto sviluppando un impianto fotovoltaico da 50 MW (connesso in rete) che servirà a sostenere lo sviluppo sostenibile del Kenya occidentale, tra le aree più povere del mondo. In parallelo mi occupo anche di sviluppare una serie di progetti in Africa (Kenya e non solo) in cooperazione con la Commissione Europea tutti nell’ambito di energia rinnovabile e del sociale: energia solare, dormitori universitarie per ragazze madri, villaggi smart-sostenibili, agricoltura naturale con trattori ad energia solare, acqua purificata con energia solare per aree aride ed impianti termo fotovoltaici per lo stoccaggio di energia termica per bilanciamento reti, oltre a fattorie bio (con pannelli fotovoltaici) per il ripristino di coltivazioni tradizionali che stanno scomparendo (spezie, datteri, erbe officinali, cacao per cioccolata prodotta localmente). Tutti progetti replicabili in tutto il continente.
In che modo fate comunicazione ambientale con la gente del posto?
Cerchiamo di integrare tradizione e modernità, in armonia con i territori e le loro usanze antiche, per spiegare le nuove tecnologie. Cerchiamo di aiutare la gente a vivere in modo dignitoso e sostenibile nei villaggi rurali, per contenere tutti i problemi (ecologici, sanitari, demografici e sociali) tipici delle grandi metropoli. La gente del luogo è entusiasta e partecipa attivamente. I progetti favoriscono formazione, educazione, sanità, sostengono agricoltura, resilienza climatica, capacità di adattamento, lavoro ed opportunità di studio per ragazze madri. Una delle cose che spieghiamo alla gente è che l’Energia Green può trainare cambiamento ed equità. La cosa interessante è che si tratta di modelli di comunità energetiche riproducibili in tutto il mondo.
Che giudizio dai sull’introduzione del gas e nucleare nella tassonomia delle energie “green” dell’UE?
È un grave errore, anche a livello comunicativo. Si parla tanto del nucleare cosiddetto “moderno”, quello promosso da Gates, Buffet e Cingolani (che tanto moderno non è dato che è una revisione dei sommergibili nucleari della guerra fredda), ma non sarà una soluzione plausibile, per lo meno non prima di 20 anni. Ci sono anche rischi nello stimolare la proliferazione delle armi nucleari e delle bombe sporche, dato che questi impianti sono di fatto delle raffinerie, producono plutonio da uranio di scarsa qualità. Dato i rischi evidenti, ed i costi esorbitanti, non si capisce davvero perché farlo. Ben venga la ricerca, ma è sbagliato procedere con l’utilizzo di una tecnologia militare (re-engineered) per usi civili prima di aver completato un’attenta verifica sulla sicurezza (anche di proliferazione di armi atomiche). La sua inclusione nella Tassonomia non ha alcun senso, serve solo a distogliere fondi da soluzioni più sicure, immediatamente impiegabili e che costano meno. Una cosa fondamentale da spiegare alla gente quando si fa comunicazione e formazione ambientale è che il nucleare “Moderno” costa molto di più del solare Moderno con accumulo.
E per il gas?
Mettere il Gas in Tassonomia è un po’ come servire bistecche in un ristorante vegetariano. È un modo per travisare, ingannare. Dobbiamo essere chiari, il Gas è tutto fuori che Green, perché è uno dei gas serra più impattanti – per non parlare della proliferazione di conflitti armati, cosa che vediamo anche troppo bene adesso con le tensioni in Ucraina. Ma è solo un esempio, ce ne sono tante altre, in tutto il Medioriente.