Ivonne Vergara Garcia è una giovane cilena, che abita dal 2018 in Molise. Esperta nel campo etnobotanico e dell’ecologia profonda, ha scelto di esprimere la sua passione per l’ambiente tramite laboratori sulle erbe spontanee, coniugando le millenarie tradizioni popolari della sua terra di origine (Aconcagua – Cile) con quelle egualmente autentiche e profonde della terra molisana e mediterranee. Collabora con la rete associativa informale “Casa delle Erbe “, con l’Associazione “Vivere con Cura” a Capracotta e l’ASD “Arcivescovo Ettore di Filippo” a Cantalupo nel Sannio.
Che cosa è il progetto Divina Natura Ciclica?
È una proposta di valorizzazione del territorio e di sensibilizzazione sulla natura, tramite incontri (in genere due giorni), che si svolgono tutto l’anno e variano con le stagioni. Facciamo passeggiate lungo i tratturi, visitiamo siti archeologici, scopriamo le erbe spontanee e le piante che abitano questi luoghi, narro come vivevano i popoli antichi, che tipo di erbe spontanee raccoglievano e le tradizioni antiche correlate all’utilizzo delle erbe stesse.
È la cosiddetta “Archeobotanica” che tanto mi appassiona. Poi cuciniamo le erbe e sperimentiamo ricette tradizionali. D’inverno ci dedichiamo più alle attività con gli oli. Organizzo anche laboratori di tintura vegetale su carta, con piante selvatiche tintorie, e di produzione di saponi e shampoo solidi con macerazioni vegetali. I nostri incontri sono spesso allietati da musica andina, tante tisane e sapori da gustare.
Perché hai scelto questa strada?
Fin da piccola ha vissuto in contatto con le conoscenze indigene e contadine, ho appreso “Il Buen Vivir” , o Sumak Kawsay, dei popoli nativi del Sud America, ho partecipato e organizzato iniziative per promuovere l’ecologia e il rispetto della natura. Qua in Italia ho deciso di continuare su questa strada, per diffondere pratiche rispettose, che favoriscano la vita e la cura di sé. Mi piace confrontarmi con le persone anziane del luogo che mi introducono alle loro saggezze, alle loro tradizioni, spesso vado a raccogliere le erbe con le signore di questi piccoli borghi.
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La gente sta perdendo la capacità di riconoscere le erbe spontanee…
Le piante sono un elemento primo per la sovranità alimentare e sanitaria, lo sono sempre state, per tutti i popoli. Le pratiche salutari dei nostri antenati, le tecniche sostenibili, sono un patrimonio che non va perduto. Le piante sono le nostre prime antenate sulla Terra e da loro possiamo imparare molto. In questo periodo di crisi ecologica e disgregazione sociale, le piante e gli ambienti naturali favoriscono relazioni collaborative e di auto-conoscenza tra esseri umani, ci aiutano ad andare verso un cambiamento culturale sempre più necessario.
Tu segui ancora le battaglie ambientali in Cile?
Sì, collaboro strettamente con artisti, indigeni e contadini cileni, e sostengo le loro cause, in particolare quella del collettivo “Vecinxs en Movimiento por el Valle de Putaendo”. La Valle del Putaendo a nord di Santiago, è da quattro anni minacciata da un progetto di miniera di rame. I contadini, i pastori, ma anche gli artisti e i cittadini, si sono uniti nel contestare il progetto di miniera, in modo scientifico, nonviolento e creativo. Hanno raccolto prove e materiali con approfondite ricerche sul campo, per testimoniare la ricchezza della fauna e della flora del luogo, che andrebbero distrutte dalla miniera.
Anche gli artisti hanno avuto una parte importante, organizzando concorsi di disegno e mostre di arte sugli animali selvatici tipici della zona. Finalmente, il 19 marzo 2022 i tribunali hanno sospeso il progetto, ma la lotta continua per renderla una riserva naturale protetta. È stato un bell’esempio di lotta popolare creativa per salvare il territorio, che andrebbe preso ad esempio in tutto il mondo.