Due anni di pandemia hanno reso il settore del food delivery una necessità primaria per i ristoratori, specialmente nelle grandi città. E con la consegna a domicilio, inevitabilmente sono aumentate le quantità di plastica e gli articoli monouso. Come combattere gli impatti negativi di posate e piatti usa e getta, in accordo con la direttiva europea SUP (Single Use Plastic)?
Il Dipartimento di Lingue, letterature, culture e mediazioni dell’Università degli Studi di Milano e l’associazione Economia e Sostenibilità – Està hanno ideato la campagna “Un Sacco Et(n)ico”, rivolta agli esercenti dei ristoranti etnici delle città di Milano, Bergamo e Brescia.
Attraverso la mediazione linguistico-culturale, i ristoratori di origine straniera vengono a conoscenza delle norme sulla raccolta differenziata e allo stesso momento sensibilizzati sull’utilizzo di materiali alternativi. Ad ogni partecipante, infatti, riceve gratuitamente circa 1000 food bag in materiale compostabile da testare come alternativa ai prodotti in plastica.
L’azione è suddivisa in più fasi. Dopo il contatto iniziale, grazie alla collaborazione della cooperativa Ruah e dell’associazione ADL, viene di presentato il progetto e le linee guida della raccolta differenziata. Alcuni mesi dopo, un incontro valuterà l’impatto del progetto nel generare un cambiamento effettivo.
Tutto il materiale informativo, così come il sito internet dedicato, è disponibile in 5 lingue (cinese, arabo, turco, spagnolo e urdu) per rendere il progetto più incluso e comprensibile.
Il progetto, patrocinato dai Comuni interessati, ha ricevuto il contributo della Fondazione Cariplo e di Novamont e il sostegno delle aziende del Gruppo A2A (Amsa e Aprica).
Una campagna di sensibilizzazione che raggiungerà il pubblico casa per casa, per attivare un cambiamento nelle nostre abitudini quotidiane, a partire da come scegliamo di mangiare.