Le grandi lobby dell’agroalimentare stanno spingendo l’Unione europea a deregolamentare i nuovi Organismi geneticamente modificati (OGM), conosciuti in Italia anche come Tecniche di evoluzione assistita TEA. A livello europeo è stata lanciata la campagna #IchooseGMOFree da parte di un’ampia coalizione di organizzazioni europee, con una petizione rivolta ai politici nazionali e ai membri del Parlamento europeo (Mep).
Anche Slow Food ha preso parte a questa campagna. Abbiamo intervistato Francesco Sottile, docente dell’Università di Agraria di Palermo che per Slow Food cura i temi dell’agroecologia, della biodiversità, delle politiche europee.
Cosa chiede questa campagna?
Questa campagna è in coerenza con quanto Slow Food ha detto e fatto negli ultimi 15 anni su questo tema, cioè difendere la sovranità degli agricoltori sulla scelta dei semi e sul poter coltivare e commercializzare i prodotti della tradizione.
Secondo le regole attuali (e secondo la Corte di Giustizia dell’Unione Europea), gli OGM vecchi e nuovi sono soggetti all’autorizzazione dell’Ue, che garantisce la valutazione del rischio per la salute umana e l’ambiente, la trasparenza per i produttori e gli agricoltori, e un’etichettatura chiara per i consumatori.
La Commissione europea sta tentando di escludere i nuovi OGM da questi processi di approvazione, su pressioni delle lobby delle multinazionali che detengono i brevetti sui semi ingegnerizzati. È anche una questione di comunicazione e trasparenza, dobbiamo garantire ai cittadini il diritto di sapere cosa mangiano, e agli agricoltori cosa producono. È l’unico modo per poter avere un qualche diritto di scelta.
I fautori dei nuovi OGM sostengono che si tratta di una biotecnologia “green” in quanto si riduce il fabbisogno di pesticidi e aumenta la produzione. Cosa rispondete?
Avallare le tecniche da evoluzione assistita con la scusa della difesa dell’ambiente è come mettere la polvere sotto lo zerbino, il massimo dell’ipocrisia. È il mito della tecnologia che risolve ogni problema causato dall’uomo, per poter continuare con lo stesso modello di sviluppo. Ma se la tecnologia può riuscire a produrre una varietà più resistente, in un determinato momento, subito la natura risponde e si sviluppano nuovi adattamenti, come successo con le erbe spontanee resistenti al Glifosate comparse nel Sud America.
Inoltre, gli organismi vegetali creati in laboratorio non hanno alcuna relazione con l’ambiente di coltivazione, sono tutti uguali, riducendo la biodiversità. C’è anche il rischio di contaminare i campi limitrofi, con una gravissima perdita di autonomia per gli agricoltori e una ulteriore e seria minaccia per la biodiversità agricola, anche nel campo della certificazione biologica.
Qual è la soluzione? Come sensibilizzate cittadini e agricoltori?
La libertà dei contadini di autoprodurre e scambiarsi i semi è alla base della sovranità alimentare e dobbiamo difenderla. Le soluzioni sono l’agroecologia e la tutela della biodiversità. Più varietà ci sono e più facile sarà l’adattamento alla crisi climatica. Slow Food favorisce quindi le comunità di produttori, sensibilizza gli agricoltori, li incoraggia a scambiarsi semi e a valorizzare sementi antiche, tipiche di quel contesto, per avere prodotti tradizionali.
Lo facciamo con campagne comunicative e con i presidi Slow Food sul territorio. Ci rivolgiamo ai produttori e ai consumatori, che vengono informati tramite newsletter, social, sito online, ma anche feste, convegni e laboratori pratici. Slow Food Europa ha prodotto anche l’interessante podcast «What’s Going On with New GMOs in Europe?», per approfondire che cosa sono, come differiscono dai vecchi OGM e quali sono gli ultimi sviluppi dell’Ue in materia.
A maggio a Roma ci sarà The Road to Terra Madre, di cosa si tratta?
Dal 6 al 8 maggio a Roma ci saranno conferenze ma anche attività per bambini e adulti, laboratori di educazione al cibo, con il coinvolgimento di cuoche e osti, assaggi di piatti tipici della tradizione romana e laziale e infine sarà possibile acquistare prodotti genuini di prossimità nel Mercato della Terra Collettivo che verrà inaugurato ufficialmente all’Ex Mattatoio.
Sempre a Roma, dal 13 al 15 maggio, si tiene Anteprima Terra Madre, una tre giorni per confrontarsi sul lavoro delle città che hanno deciso di dotarsi di una food policy e sul ruolo della biodiversità come motore per la rinascita dei piccoli comuni. Il programma è consultabile sul sito di Slow Food.
Nei mesi successivi iniziative simili attraverseranno l’Italia, valorizzando le diversità locali, per culminare al Salone del Gusto, a Torino dal 22 al 26 settembre. Con queste attività cerchiamo di proporre alternative concrete ad un sistema di agricoltura ormai insostenibile.