Fotografie, documenti, memorie di ogni genere sul cambiamento climatico: questi dati, riconducibili agli archivi “storici” dell’uomo del passato, sono definiti come proxy dagli studiosi.
Le testimonianze climatiche sono, senza dubbio, uno degli strumenti più efficaci per comunicare e sensibilizzare riguardo al tema del climate change. La geomorfologia dei territori, specie montani, è profondamente cambiata nel corso dell’ultimo secolo.
Su questo filone è chiaramente posto l’aim della mostra “Earth’s Memory“, al Forte di Bard dal 17 giugno al 18 novembre 2022. Essa, che ha ottenuto il patrocinio dell’UNESCO e può vantare una collaborazione scientifico divulgativa con l’ESA (European Space Agency), presenta in anteprima mondiale il progetto Sulle tracce dei ghiacciai.
L’esposizione raccoglie le fotografie di un percorso lungo 13 anni nel quale il fotografo Fabiano Ventura, insieme ad un team di registi e ricercatori, ha condotto 8 spedizioni sui maggiori ghiacciai montani della Terra: Karakokum (2009), Caucaso (2011), Alaska (2013), Ande (2016), Himalaya (2018) e Alpi (2019-2020-2021).
La potenza del confronto tra il tempo attuale e le foto storiche consente di effettuare un viaggio fotografico-scientifico, in cui le più moderne tecnologie di data visualisation si uniscono alla ricostruzione scientifica e divulgativa dei fenomeni in atto (su tutti, la fusione dei ghiacciai).
“Dalle emozioni vissute esplorando nuovi orizzonti all’indignazione provata di fronte a un paesaggio drammaticamente stravolto. Fino al bisogno di trasmettere l’idea che in questi anni ho maturato con forza: l’uomo è un abitante della terra e non è estraneo alla natura. Salvaguardarla vuol dire salvaguardare noi stessi come specie e come umanità”. Con queste parole lo stesso Ventura ha presentato l’esposizione.
Per maggiori informazioni sulla mostra consultare: Earth's Memory, i ghiacciai testimoni della crisi climatica - Forte di Bard Sulle tracce dei Ghiacciai