Un’estate calda, in un anno assetato e travolto dai segnali del surriscaldamento globale. La crisi idrica e climatica è stata raccontata a più riprese, resa ancor più evidente da avvenimenti dolorosi, come il crollo sulla Marmolada.
Acqua, neve e ghiacciai rappresentano, nelle loro forme, l’energia di questo pianeta. Sono risorse fondamentali per il benessere e l’equilibrio tra l’essere umano e la natura. Da questa considerazione, la necessità di non lasciare nulla per scontato.
La stagione sciistica è ancora lontana, ma le condizioni attuali ci portano a domandarci quanto sarà necessario un intervento antropico per rendere possibile questa appassionante attività invernale. Insomma: slittare sugli sci è sostenibile dal punto di vista ambientale? Come possiamo rendere i nostri segni sulla neve meno impattanti?
Titubanze a cui il progetto transfrontaliero tra Italia e Francia, Alpimed CLIMA, fornisce un’interessante prospettiva. Iniziativa che si inserisce all’interno del Piano Integrato per le zone rurali di montagna delle Alpi del Mediterraneo, Piter ALPIMED, finanziato dal fondo europeo Interreg ALCOTRA.
Il progetto coinvolge ottantanove comuni, in provincia di Cuneo, Imperia e nel Dipartimento Alpes Maritimes. L’obiettivo è quello di migliorare l’utilizzo delle risorse idriche ed energetiche attraverso modelli più sostenibili nella gestione degli impianti sciistici.
Recentemente, Camera di Commercio di Cuneo e Cuneo Neve hanno organizzato un evento di restituzione delle analisi emerse, coinvolgendo il Politecnico di Torino, in qualità di partner tecnico, nella presentazione dei risultati della ricerca sull’impronta di carbonio delle stazioni sciistiche.
Alessandro Casasso, docente di Ingegneria dell’ambiente, ha evidenziato come un giornaliero sugli sci produce una quantità di anidride carbonica che va da 3 a 12 kilogrammi, l’equivalente di quanta se ne determina percorrendo da 25 a 100 chilometri in auto: «Tre sono le macro-voci più significative: gli impianti di risalita, l’innevamento programmato e la battitura delle piste». Il collega Andrea Lingua ha aggiunto: «Abbiamo provato ad affrontare due questioni: la prima ha permesso di arrivare a un monitoraggio dell’altezza della neve nel tempo attraverso dei droni, per ottimizzare il consumo energetico dei gatti della neve. Il secondo aspetto è legato a una interazione in tempo reale con questi mezzi, per permettere loro di conoscere l’altezza del manto nevoso su cui stanno operando con delle tecniche che non siano costose e dalla precisione elevata».
Efficientamento reso ulteriormente possibile da un processo di digitalizzazione, spiegato dal responsabile Innovazione di Confindustria Cuneo, Mauro Danna. L’utilizzo di applicazioni e di e-store consente un accesso più consapevole e fluente ai servizi offerti dalle strutture sciistiche.
Monitoraggio, dati, soluzioni. Come vengono comunicati? È una sfida non indifferente, che richiede un allineamento tra la coerenza scientifica del progetto e il linguaggio divulgativo più efficace. Per rendere i risultati fruibili e comprensibili, è stata presentata una guida illustrata che racconta l’impatto delle stazioni sull’effetto serra. Inoltre, la Camera di commercio di Cuneo, in collaborazione con CSI Cuneo, ha organizzato un corso gratuito di 16 ore in presenza e in videoconferenza rivolto alle stazioni sciistiche, al fine di fornire nozioni utili per la gestione efficiente degli impianti.
Il progetto, nelle sue molteplici azioni, permette dunque di proiettare il discorso dell’energy management nel settore del turismo sportivo montano con un’ottica di efficientamento, prevenzione e cura del territorio. Messaggio condiviso da Mauro Gola, presidente della CCIAA di Cuneo, che ha sottolineato la volontà di «portare avanti un discorso integrato anche con la parte francese, perché oggi è il momento di essere ancora più sostenibili».
Carbon Footprint di una stazione sciistica: scarica la guida.