@jetdeiricchi è una pagina Instagram nata per documentare l’impatto dei voli privati delle persone più ricche d’Italia, gestita da attivisti ed attiviste che intendono sottolineare il grande impatto di questa tipologia di trasporto. Abbiamo posto loro alcune domande.
Parlateci di questa campagna. A chi vi siete ispirati e quale taglio avete scelto per la vostra pagina?
Ci ispiriamo a progetti già realizzati in altri Paesi, come « L’avion de Bernard » in Francia – che calcola l’impatto ambientale del jet privato di Bernard Arnault, direttore generale di LVMH e terzo uomo più ricco del mondo – e « Elonmusksjet » che segue l’aereo privato di Elon Musk, CEO di Tesla e SpaceX. Lavorando sui dati ci siamo resi conto che l’impatto ambientale dei jet privati di alcune delle persone più ricche d’Italia è molto alto e che i risultati sono difficili da capire e comunicare per chi non si occupa professionalmente di clima e ambiente. Per questo abbiamo scelto un taglio divulgativo, con infografiche che colpiscano l’attenzione, per far comprendere le dimensioni e le proporzioni delle disuguaglianze climatiche che intercorrono tra una persona normale e un miliardario.
Qual è il messaggio che volete diffondere?
Come ripetiamo spesso nei nostri post, jetdeiricchi segue gli aerei, non i loro passeggeri. Non ci interessa sapere dove si trova una persona in un dato momento, ma far passare il messaggio che questi spostamenti privilegiati ed esclusivi vanificano lo sforzo di migliaia di persone che agiscono quotidianamente per adattare i loro comportamenti a un modo di vivere più responsabile e rispettoso dell’ambiente. In quanto abitanti del nord del mondo, tutte e tutti viviamo al di sopra di quanto il pianeta ci permette. Per rispettare gli accordi di Parigi, ciascuno di noi dovrebbe emettere 2 tonnellate di CO2 all’anno per tutto quello che fa e consuma, oggi la media europea è attorno alle 10 tonnellate. Se vogliamo salvare le generazioni future dalla crisi climatica, è fondamentale agire adesso per cambiare radicalmente il nostro modo di vivere, mangiare, spostarci, consumare.
Tuttavia, tutti questi sforzi sono vani se non si interviene immediatamente sul modo di vivere dell’1% più ricco del pianeta (e – a scala più ridotta – dell’Italia). Secondo l’ONG francese Transports et Environnement, l’8% dei voli totali rientra nella categoria privata. Questo significa che è necessario dotarsi di strumenti fiscali e politici per limitare radicalmente le emissioni di quantità sproporzionate di CO2. Noi abbiamo scelto di indagare sugli spostamenti dei loro jet privati, ma ci sono molti altri modi per raccontare queste disuguaglianze.
Qual è quindi il vostro obiettivo?
Il nostro obiettivo nel lungo termine è formulare delle proposte di intervento serie, in materia fiscale e di gestione aeroportuale, capaci di dare sostanza al nostro lavoro sui dati. #banprivatejets è il nostro hashtag (“abolizione dei Jet privati”). Tuttavia, per poter fare un lavoro di advocacy serio di una proposta di intervento pubblico sui jet privati, secondo noi è necessario creare un interesse pubblico, sollevare il problema e fare in modo che se ne parli. Questo step è il primo e principale obiettivo di jetdeiricchi: comunicare, raccontare l’impatto insostenibile dell’aviazione di lusso, rendere i nostri lettori e le nostre lettrici consapevoli.
Ci rivolgiamo soprattutto a un pubblico giovane e impegnato su temi di ambiente e sostenibilità, per questo ci siamo concentrati su Instagram. Ovviamente ci auguriamo che più persone possibile ci leggano e che il nostro lavoro serva a sensibilizzare il grande pubblico sui danni ecologici dell’aviazione di lusso.
Che reazioni ha suscitato la vostra campagna?
In generale, parecchia rabbia, a nostro avviso giustificata. I nostri lettori sono sbalorditi dalla quantità di emissioni prodotte dai jet, dalla differenza abissale che intercorre fra l’impronta carbonica di un miliardario e quella di una persona normale. Per chi fa sacrifici quotidiani per inquinare di meno, vedere i propri sforzi vanificati da una manciata di super ricchi è profondamente frustrante.