Daniele Grillo è un giovane insegnante bolognese, originario di Crotone, appassionato e studioso di mezzi pubblici. Nel 2019 con alcuni amici ha creato la pagina divulgativa “Pillole di Tram“, portando avanti una quotidiana ed efficace comunicazione ambientale, incentrata sui tram e mezzi pubblici in Italia e all’estero.
Ci puoi raccontare la storia della pagina di Pillole di Tram?
Nel 2019 quando fu presentato il progetto del tram di Bologna all’interno del PUMS (piano urbano della mobilità sostenibile), l’accoglienza della cittadinanza fu durissima, nacquero gruppi e comitati contrari, giravano bufale e fake news. Il clima era teso e allarmato. Ci eravamo accorti che tutta quella “catastrofe” era dovuta anche ad una comunicazione inefficace e talvolta inesistente da parte del Comune. Così, io ed alcuni amici appassionati di mezzi pubblici creammo una pagina per informare in modo innovativo sulla storia, sull’efficacia, sulle caratteristiche della mobilità pubblica (non solo dei tram). Volevamo una pagina che divulgasse contenuti ma anche che facesse appassionare la gente al trasporto pubblico, creando interesse, motivando al cambiamento.
Quali modalità comunicative utilizzate?
I post comprendono sempre immagini perché il lato visivo è fondamentale. Il post deve essere divulgativo e scientifico, non può basarsi su un’opinione personale; è corredato da una bibliografia scientifica spiegata con un linguaggio semplice. Vogliamo costruire una cultura della mobilità sostenibile. Cerchiamo modalità comunicative che non siano solo post ma anche eventi, giochi, mostre. Ad esempio, dal 20 settembre al 20 ottobre a Bologna (presso Le Ruote CicloCaffè, Via Massarenti 105) c’è un’originale mostra fotografica sul trasporto pubblico, per far passare il messaggio che i mezzi pubblici sono cultura, conoscenza e identità di un luogo. La mostra fa parte del programma della “Settimana europea della mobilità“.
In Italia manca una cultura dei mezzi pubblici?
Il mezzo pubblico non è preso come riferimento per spostarsi perché non è capillare, e così in automatico la gente prende l’auto. In Italia abbiamo un ritardo più che ventennale per quanto riguarda le infrastrutture. Il rapporto Pendolaria 2022 di Legambiente sottolinea che l’estensione della rete urbana su ferro (metro, tram, ferrovie urbane) è inferiore a 1400 km, in Francia 1900, in Spagna 2300, in Germania 4700. Quindi da una parte c’è ignoranza culturale, dall’altra gap infrastrutturale.
Quale è il vostro pubblico di riferimento?
Il target di utenza su Facebook difficilmente scende sotto i 30 anni, ed è un’utenza molto difficile, perché fa più fatica a mettere in discussione le proprie abitudini. Questa difficoltà a cambiare si traduce in alcuni casi in reazioni di negazione, insulti, critiche aprioristiche senza aver letto il post, accuse di far fallire i negozi e così via. Noi siamo anche su Youtube, Tik Tok, Instagram, social più smart con un pubblico più giovane, più curioso, più disponibile al dialogo anche quando è critico. Le nuove generazioni sono cresciute in un mondo che sta cambiando e più aperte al cambiamento, soprattutto sono inclini ad abbandonare l’auto e ad usare bici e mezzi pubblici.
Usate spesso il paragone con l’estero, è efficace a livello comunicativo?
Sì, ma è anche molto contestato. In Italia si sente ovunque questo mantra: questa città non è uguale a quest’altra. Ovvio che non esistono al mondo due città perfettamente uguali, ma paragonabili sì. Noi cerchiamo di far capire che il comparativismo fa parte della metodologia scientifica, soprattutto delle scienze sociali e dell’ingegneria dei trasporti. È fondamentale saper guardare chi ha già risolto un problema simile al nostro. Purtroppo in Italia è ancora molto forte un atteggiamento di inerzia, campanilismo e provincialismo, che porta a difendere lo status quo, e negare le problematiche della città accusando di disfattismo chiunque osa criticare e cambiare le cose.