Il governo dell’Australia ha presentato un report che sintetizza lo stato dell’ambiente australiano. Un intero capitolo viene dedicato agli aborigeni , alla loro cultura, alle loro conoscenze: si tratta della prima valutazione che, nero su bianco, riconosce il prezioso contributo delle comunità indigene a tutela della Terra.
Al grido silente di “Kerbi Au Tonarira Tugar Ged Azi” (“La forza della nostra cultura mantiene forte la nostra terra”), convergono conoscenza scientifica, locale, indigena e non indigena a dimostrazione dell’incommensurabile importanza delle popolazioni autoctone. Una lezione che non vale solo per l’Australia. Tali popolazioni esistono anche altrove. Ciò che cambia è come queste vengono valorizzate dai colonizzatori.
In questo caso, lo studio riconosce l’importanza del “modo di percepire e conoscere degli indigeni, essenziale per affrontare le sfide ambientali di oggi e del futuro”. Infatti, “in quanto cultura vivente più antica del mondo, i popoli indigeni hanno affrontato i cambiamenti ambientali per millenni”. Questo è stato possibile andando oltre il concetto attuale di gestione ambientale, prendendosi cura della Terra come fosse parte di un lignaggio familiare comune. La Terra non è qualcosa che si può ridurre ad un unico significato; al contrario, è un concetto sfaccettato: collega le persone e le specie vegetali e animali; abbraccia tradizioni e sogni futuri; “è sentimento di appartenenza e di conoscenza profonda” che comprende tutti gli aspetti dell’ambiente, le pratiche culturali e le responsabilità connesse.
Un approccio, quello aborigeno nei confronti della Terra, profondo e onesto, libero dai costrutti del profitto industriale che spesso ricorre al ‘greenwashing’ come pratica sottesa ad una considerazione superficiale e fallace di tutela ambientale. Infatti, secondo Michael-Shawn Fletcher, “gran parte dei problemi, ambientali e sociali, derivano dalla nostra incapacità di connetterci adeguatamente con il Paese in cui viviamo” e, quindi, con linguaggi e culture antenate: “La Terra con tutta la sua saggezza ha dato vita alla nostra lingua. Lingua e cultura sono inseparabili” afferma Bua Benjamin Mabo, linguista Meriam. Anche l’UNESCO sottolinea il legame tra tutela linguistica e ambientale: “Le comunità locali e indigene hanno elaborato complessi sistemi di classificazione del mondo naturale, che riflettono una profonda conoscenza del loro ambiente locale. Questa conoscenza ambientale è incorporata nei nomi indigeni, nelle tradizioni orali e nelle tassonomie, e può andare perduta quando una comunità passa a un’altra lingua.”
Valorizzare la proprietà culturale e intellettuale nonché la conoscenza ecologica indigene favorisce un uso sostenibile delle risorse naturali della propria terra, informato e consapevole. Our Knowledge Our Way, ad esempio, è una raccolta di linee guida sulle migliori pratiche per la cura della Terra che rivelano, tra l’altro, alcuni dei modi in cui gli indigeni mantengono forte il loro legame con essa. Le Nazioni Unite hanno invece riconosciuto il 2022-2032 come il Decennio internazionale delle lingue indigene, promuovendo un riconoscimento più esteso di queste comunità.
“Una visione comune è che siamo noi ad appartenere al Paese, piuttosto che il Paese ad appartenere a noi.” e anche che “dovremmo prendere dalla terra solo ciò che possiamo restituire alla terra.”.