L’Atlante italiano dei confitti ambientali è la prima piattaforma web italiana geo referenziata, di consultazione gratuita, costruita assieme a dipartimenti universitari, ricercatori, giornalisti, attivisti e comitati territoriali, che raccoglie le schede descrittive delle più emblematiche vertenze ambientali italiane. Ne parliamo con Maura Peca, dell’associazione A Sud, che in collaborazione con il CDCA – Centro di Documentazione Conflitti Ambientali cura l’Atlante.
Quando e perché è stato ideato l’atlante dei conflitti ambientali?
Prima nacque l’atlante internazionale, poi nel 2015 il Centro di documentazione dei Conflitti Ambientali fondò l’Atlante italiano. È stato realizzato nell’ambito del progetto europeo di ricerca Ejolt, finanziato dalla Commissione europea, coinvolgendo oltre 20 partner internazionali tra università e centri studi indipendenti. Il progetto elaborava report e raccomandazioni per la Commissione europea sulle normativa ambientali e sulla gestione delle risorse che ha portato alla costruzione dell’Atlante Globale della Giustizia Ambientale, contenente circa 1.400 casi di conflitto in tutto il mondo, alla cui elaborazione il CDCA ha partecipato attivamente. Questo strumento è molto utile perché permette di ricercare per azienda o per tematica. Ciò permette di far capire subito l’eventuale coinvolgimento di ciascun attore in altri casi in giro per il mondo. Così si scopre che i conflitti locali non sono casi isolati. L’Atlante quindi nasce per mettere in rete e per mostrare i gravi conflitti territoriali attivi.
Come rappresentate i conflitti?
Dal Vajont a Casale Monferrato, da Taranto a Brescia, dalla Terra dei Fuochi alla Val di Susa, dalle zone di sfruttamento petrolifero alle centrali a carbone, dai poli industriali all’agroindustria, dalle megainfrastrutture alle discariche, raccontiamo le emergenze ambientali, le esperienze di cittadinanza attiva in difesa del territorio e del diritto alla salute tramite schede monografiche. Sono realizzate spesso dagli stessi attivisti, previa validazione da parte dell’equipe di ricerca del CDCA, e così entrano a far parte della mappatura visibile sulla home page dell’Altante. Ogni scheda contiene tutte le informazioni relative al conflitto ambientale in oggetto: impresa coinvolta, luogo, stato attuale del conflitto, intensità del conflitto, motivazioni nonché una nutrita bibliografia utile ad approfondire ogni aspetto del singolo conflitto.
L’Atlante seleziona i conflitti ambientali secondo dieci categorie principali, segnate ognuna da un diverso colore per una migliore riconoscibilità: energia nucleare, estrazione mineraria e cave; gestione dei rifiuti; biomasse e conflitti legati alla terra; energia (fossile, rinnovabile e giustizia climatica); gestione dell’acqua; infrastrutture e cementificazione; turismo; biodiversità; industria, manifattura e installazioni militari.
Il database contiene informazioni sugli investitori e sui promotori dei conflitti, sui loro impatti, sulle fonti del conflitto, sui dettagli di progetti, conflitti e mobilitazioni, e poi l’esito del conflitto, i riferimenti alle legislazioni locali, le ricerche accademiche, nonché video e fotografie. Con un singolo click è possibile accedere alla mappa con le diverse forme di conflitto, è possibile effettuare una ricerca per imprese, risorse coinvolte o tipo di conflitto. Cerchiamo, insomma, di permettere una rapida consultazione attraverso un sistema di filtri progressivi, per facilitare le ricerche di giornalisti, docenti, studenti, cittadini.
Quindi è anche uno strumento di mappatura partecipata?
Certamente! Registrandosi come utenti, i comitati territoriali, i ricercatori e gli attivisti potranno caricare direttamente sul portale, seguendo le semplici istruzioni e compilando il formulario predisposto.
In tal senso il portale non è solo un archivio in continua crescita, ma uno strumento di produzione diffusa di documentazione, di partecipazione cittadina e di messa in rete di realtà territoriali oltre che strumento di visibilità e denuncia dei fattori di rischio ambientale presenti da nord a sud del Paese. Crediamo sia molto importante mettere in rete vertenze e conflitti territoriali che hanno questioni in comune, e dare voce ai comitati che dopo anni di battaglia diventano molto competenti e questo loro sapere va condiviso.