Il 9 dicembre 2020, la Commissione europea varava il Patto europeo per il clima con l’intento di valorizzare e favorire l’azione cittadina come strumento a sostegno di una Europa più verde, per realizzare l’ambizione di renderla il primo continente climaticamente neutrale entro il 2050. Tale necessità nasce dalla consapevolezza che cinque anni dopo l’Accordo di Parigi sul cambiamento climatico e l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, le tempistiche risultavano ancora troppo lente per prevenire danni irreversibili e catastrofici a scapito della Terra. C’era bisogno di una svolta più accessibile, a misura di cittadino. Perciò, negli orientamenti politici della Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, si è preso atto dell’importanza cruciale del coinvolgimento di “regioni, comunità locali, società civile, industria e scuole per progettare e impegnarsi insieme a rispettare una serie di impegni per indurre un cambiamento di comportamento, dal singolo individuo alla più grande multinazionale”.
Insomma, l’unione che fa la forza, ancora una volta, ma non solo. Infatti, il Patto europeo per il clima è rivolto, in primis, ai singoli cittadini che, passo dopo passo, fanno la differenza nel proprio mondo, nel proprio piccolo. Ed è anche questo che il Patto intende promuovere: ogni singola seppur piccola azione è, nella sua peculiare utilità, un tassello fondamentale di un puzzle più grande – quello atto a contrastare il cambiamento climatico e il degrado ambientale. Queste azioni di ordinaria quotidianità, interconnesse tra di loro, permettono di innescare e incrementare cambiamenti positivi a misura di cittadino e “cogliere opportunità che derivano da un’azione decisa e da stili di vita sostenibili”.
Ed è così che, in due anni, il risveglio della coscienza cittadina e responsabile si è prodotto: più di tre milioni gli impegni che sono stati presi dai cittadini dell’UE per contribuire a creare una società rispettosa dell’equilibrio climatico; più di dieci milioni di kg in riduzione di CO2 equivalente che queste azioni nella vita di tutti i giorni, grandi e piccole, hanno generato; 845 ambasciatori del Patto – di cui 126 italiani – impegnati a guidare il cambiamento nelle loro comunità. Daniela, per esempio, indaga le conseguenze negative della cosiddetta climate anxiety (‘ansia climatica’) nei giovani adulti per favorire poi delle soluzioni comportamentali a favore dell’ambiente; Alice, invece, aiuta le aziende a trasformare opportunità di economia circolare in soluzioni vantaggiose attraverso la progettazione; e poi c’è Pasquale che a soli 19 anni mira a organizzare eventi a tema per coinvolgere soprattutto gli studenti delle scuole superiori e delle università perché “I giovani che parlano con i giovani che sono meno consapevoli di questi temi miglioreranno il dibattito: una conversazione, non una lezione!”.
Insomma, un entusiasmo contagioso che si evince e si trasmette anche solo attraverso le parole. Ma in tutto ciò, qual è stato l’impegno preso dall’istituzione da cui questa iniziativa è partita? La Commissione europea si è impegnata a raggiungere la neutralità climatica entro il 2030 riducendo in modo significativo le emissioni di gas a effetto serra, dimezzando il numero di edifici in uso a Bruxelles, generando la propria energia pulita, incoraggiando il lavoro flessibile e l’utilizzo di trasporti più ecologici.
Il Patto europeo per il clima festeggia due anni e sarà il frutto dell’impegno di ogni singolo individuo che gli permetterà di continuare ad alimentarsi e prosperare.
Mercoledì 1° febbraio, alle ore 14:00, si terrà a Bruxelles un evento per celebrare i due anni del Patto Europeo per il Clima. Registrati qui per assistere alla diretta: https://climate-pact.europa.eu/events/european-climate-pact-together-action-2023-02-01_en
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