Anna di Iorio, Alessandra Antimi e Valentina Fabbri sono tre amiche e virtuose musiciste, che nel 2021 hanno deciso di fondare il Lympha Trio. Arpa, flauto, violino e voce per un repertorio popolare con radici da tutto il mondo (balfolk europeo, canti sefarditi, melodie sacre e rinascimentali). Con le loro melodie trasmettono un profondo amore per l’ambiente, la pace, i diritti dei popoli.
Perché questo nome così particolare, cosa significa?
Il nome Lympha lo abbiamo scelto perché rappresenta la dea romana dell’acqua, l’acqua che scorre, che cambia il suo percorso e trasforma ciò che incontra ma alla fine rimane sempre la stessa. L’acqua è uno dei quattro elementi fondamentale per la vita, necessaria per tutti noi e ci accomuna con tutti gli altri esseri viventi. L’acqua ha un’enorme forza, come la musica. Pura e rigenerante per la terra e per l’anima, grazie ad essa la terra può germogliare e dare frutti. L’immagine che abbiamo scelto della donna con l’anfora piena d’acqua/note musicali ci rappresenta come trio.
Quale messaggio volete dare con la vostra musica?
Suoniamo “musica dalle radici”, nel senso che il nostro punto di partenza è la musica popolare. Dal folk europeo ai canti delle Americhe, dal Mediterraneo ai Balcani, canti sacri e ninnenanne. Prendiamo semi da ogni angolo del mondo e li facciamo germogliare a modo nostro, personalizzando gli arrangiamenti e, quando richiesto, proponendo spettacoli concerto originali (tra storytelling e poesia). Con il nostro eterogeneo repertorio vogliamo emozionarci, viaggiare assieme a chi ci ascolta in mondi antichi, mondi migliori.
La musica riesce quindi a veicolare messaggi di tutela per i diritti e per l’ambiente?
Certamente! Facciamo concerti in collaborazione con comitati e associazioni attive sui temi sociali e ambientali. I canti indigeni con l’associazione Ecomapuche, canti e danze ebraiche per le memorie della Shoa, melodie per l’infanzia in memoria dell’educatore Gianfranco Zavalloni, le ninnenanne ancestrali e le fiabe musicate sulla Madre Terra, in occasione di un concerto organizzato insieme alla Rete per il Clima Fuori dal Fossile di Ravenna, in preparazione di sabato 6 maggio, quando ci sarà la manifestazione nazionale contro il rigassificatore a Ravenna. Abbiamo suonato nel festival dei Popoli, a tante rassegne musicali, nel Teatro comunale Pavarotti – Freni di Modena, ricordando l’esilio e l’integrazione a 50 anni dal colpo di stato in Cile.
La musica esprime da sempre la voce dei popoli, è strumento ideale per fare una rivoluzione culturale, per portare pace, per accendere animi, per cantare il sacro, per denunciare ingiustizie sociali o ambientale, ma anche solo per emozionarsi, staccare da tutto, tornare a sé, per guarire, per divertirsi o rilassarsi, ritrovare energia e motivazione, e ripartire in questo cammino per un mondo migliore. Facciamo nostre le parole del compositore Gustav Mahler “La tradizione non è il culto della cenere, ma la conservazione del fuoco“.
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