Aarhus, 25 giugno 1998. Un luogo e una data che costituiscono un pilastro dell’informazione ambientale: la “Convenzione sull’accesso alle informazioni, la partecipazione dei cittadini e l’accesso alla giustizia in materia ambientale” ha segnato la storia della comunicazione ambientale grazie al suo ruolo nella diffusione e nell’accessibilità dei dati.
È proprio in questa città danese, infatti, che esattamente 25 anni fa fu sancito uno dei passaggi internazionali più importanti per la trasparenza nei confronti dei cittadini sul tema della materia ambientale. Definita più semplicemente come Convenzione di Aarhus, ha visto la firma dei rappresentanti di 45 Paesi. Il documento è direttamente indirizzato alle autorità pubbliche con le finalità di “tutelare il diritto di ogni persona, nelle generazioni presenti e future, a vivere in un ambiente atto ad assicurare la sua salute il suo benessere” garantendo “il diritto all’accesso alle informazioni, di partecipazione del pubblico ai processi decisionali e di accesso alla giustizia in materia ambientale”.
La Convenzione è costituita da 9 articoli e tocca i seguenti argomenti:
- Modalità di accesso alle informazioni, attraverso la definizione delle tempistiche e la gestione del rifiuto della richiesta, favorendo la trasparenza sulle fonti;
- Raccolta delle informazioni, la gratuità dell’accesso, la creazione di banche dati con la pubblicazione di rapporti periodici sull’inquinamento;
- Partecipazione del pubblico ai piani e ai programmi;
- Facilitazione dei ricorsi dei cittadini contro la mancanza di attuazione di provvedimenti da parte dell’ente pubblico e del privato.
La Convenzione si posiziona nel filone già tracciato dalla Dichiarazione di Rio nel 1990, approfondendo il Principio 10 sul riconoscimento dell’accesso dei cittadini all’informazione ambientale. Nella realtà italiana questa tematica era stata introdotta con la legge 241/1990, rispetto alla quale Aahrus dà maggiore impulso per il contesto ambientale sotto una chiave maggiormente garantista.
Il documento venne recepito dai Paesi che la stipularono a partire dal 2001. Oggi è stata ratificata da 46 Paesi e dall’Unione Europea.
In questo momento delicato della transizione ecologica, molto è ancora da sviluppare, regolarizzare, facilitare e normare in questo campo. Sicuramente però, grazie agli strumenti nazionali e transnazionali presenti, è molto più semplice avere dati sull’agire degli enti pubblici e privati: si tratta di un percorso, talvolta non semplice, che mette al centro i diritti dei cittadini. Si pensi quanto oggi sia cambiata l’accessibilità alle informazioni, grazie ai dati forniti dagli enti pubblici o ad associazioni che più facilmente possono raccoglierli, elaborarli e diffonderli.
Ma non solo. Riflettiamo anche sulle più importanti ricadute sociali di questi nuovi procedimenti, in relazione alla possibilità di appello verso le esternalità negative ambientali, più meno o diffuse, più o meno impattanti.
Questo è quindi un importante passaggio nella storia ambientale: le necessità dell’individuo in quanto tale e il suo fondamentale diritto di informarsi, formarsi e difendersi. Uno strumento che, come una tessera di un puzzle più esteso, non costituisce una soluzione, ma un ausilio democratico per le precedenti azioni compiute nel campo per una transizione necessaria. Una via tracciata nel segno della tutela dell’ambiente, della vita e degli ecosistemi, che costituisce un tema cruciale del nostro agire e per cui questa Convenzione, da 25 anni, gioca un importante ruolo in questo percorso.