Una generazione di comunicatori e di comunicatrici: è tra i banchi di scuola e delle università che spesso oggi nascono interessanti fenomeni di divulgazione nel web e sulle varie piattaforme social. È l’esempio di Greencome, un progetto editoriale con cui “alimentiamo la consapevolezza sulle sfide ambientali dei nostri tempi”.
Duccio Travaglini, LinkedIn Top Voices NextGen e co-fondatore di questa iniziativa, ci fornisce qualche retroscena:
«Tutto è nato da un podcast [Green Tonic, ndr]. Eravamo quattro studenti e studentesse del corso di laurea magistrale Economia e Politiche dell’Ambiente dell’Università degli Studi di Torino. Volevamo parlare di esempi virtuosi, di progettualità che danno speranza per il futuro del pianeta e della nostra generazione. Siamo partiti senza un business plan, davvero, con l’obiettivo della condivisione». Da qui, continua Duccio: «L’estate dello scorso anno ci siamo accorti del riscontro. Ci siamo fermati ad analizzare i risultati, valutando positivamente la possibilità trasformare questa attività in un vero e proprio progetto, che potesse essere riconosciuto come new media. Per questo, è stato fondamentale l’aiuto delle persone che facevano parte del nostro corso di studi».
Quotidianamente sentiamo parlare di ambiente nei termini della crisi, del disastro, di un punto di non ritorno. Greencome sceglie un linguaggio positivo: perché?
«Ci abbiamo pensato tanto: quale potrebbe essere il modo migliore per comunicare questa gravità? La nostra Gen Z vive un vero e proprio stress da cambiamento climatico e futuro incerto. Parlare in modo catastrofista e allarmista non porta risultati. Facciamo attività di comunicazione, sensibilizzazione e informazione per avvicinare le persone alla causa. Il modo migliore per farlo è essere positivi e propositivi. Proviamo a trasmettere ciò che sta funzionando: ci sono tanti progetti di ripristino ambientale, esempi virtuosi che spingono gli individui ad agire. Alla domanda “perché dovrei attivarmi anche io?” rispondiamo che è bene farlo perché è possibile, c’è una via di uscita. L’eco-ansia porta spesso all’eco-paralisi di fronte al cambiamento. Dobbiamo e vogliamo far capire alle persone l’impatto delle loro scelte».
Chiediamo a Duccio di soffermarsi a riflettere sui punti di forza di questo approccio. Il tempo per farsi qualche complimento è spesso contaminato dal confronto e da un mondo, quello del digital, che va veloce. Ci parla in particolare di due elementi vincenti: «Il nostro linguaggio. L’eco-ansia trova respiro tra le buone notizie, e ti faccio un esempio. Un nostro contenuto che è andato virale su TikTok raccoglieva progetti di riforestazione. Abbiamo messo a confronto un “before” disastroso accanto ad un “after” che dà speranza, a differenza di tutti i “before/after” che mostrano effetti catastrofici. Esiste un “dopo” migliore. La conferma è che tantissime persone ci hanno ringraziato per questo messaggio». Segue: «La nostra competenza. All’inizio non eravamo di certo esperti copywriter, ma avevamo concretezza del tema grazie ai nostri studi. Questo fattore ci ha permesso di essere credibili».
Ad oggi, con passione e dedizione, Duccio ci racconta che Greencome ha generato una community di circa 40.000 utenti sui canali social. «Abbiamo un team di scrittura e uno grafico. Il nostro prossimo obiettivo è trasformare questo progetto informale in una media company. Oltre alla nostra attività di diffusione e informazione, abbiamo come clienti delle società sostenibili che ci chiedono supporto per trasmettere i loro valori, sempre lontani però dalla deriva del greenwashing».
In breve tempo, questa esperienza ci parla delle possibilità offerte dai nuovi strumenti della comunicazione. Individuando la propria cifra stilistica, il tone of voice e la visione progettuale, è possibile mettersi in connessione con diverse realtà. La chiacchierata con Duccio Travaglini si conclude proprio con questo messaggio: è fondamentale, per azionare il cambiamento sulla questione ambientale, creare sinergie e collaborazioni. È il potere dell’intelligenza collettiva.
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