Il 22 settembre scorso, si è svolto a Torino un convegno organizzato da Gruppo Cidiu per riflettere sul tema della raccolta differenziata del tessile urbano. Partendo dall’attuale impostazione della filiera dei rifiuti, è stata un’occasione per ipotizzare gli scenari futuri del settore alla luce degli aggiornamenti normativi derivanti dalla Strategia UE per i prodotti tessili sostenibili e circolari. Abbiamo incontrato l’AD di Cidiu Servizi Giovanni Pesce che, a nome del gruppo e del Presidente Marcello Mazzù, ci ha fornito un’interessante panoramica nel merito.
Quando avete capito fosse importante iniziare a parlare ai cittadini di raccolta differenziata dei tessili e quali sfide comunicative avete incontrato?
Ci piace definirci degli anticipatori. In questi cinquant’anni di attività (siamo nati nel 1972), ci siamo occupati di tanti temi (dalla depurazione dell’acqua al sistema porta a porta per la differenziata). Sulla raccolta del tessile questo spirito anticipatorio è stato particolarmente evidente. Partiamo infatti nel 1997 con una comunicazione territoriale: dal basso, abbiamo cercato di capire come il tessuto sociale (associazioni, scuole, centri di varia natura) potesse aiutarci nel nostro messaggio. Ci siamo inseriti dunque in una rete già esistente.
L’obbligo del 2022 [Strategia UE per i prodotti tessili sostenibili e circolari, ndr] ci ha visti perciò già parzialmente preparati. In più, la costituzione della Rete Corona Nord Ovest[1] un paio di anni fa ci ha garantito un lavoro sinergico e strutturato.
Abbiamo fatto una campagna di comunicazione congiunta, ben espressa dalla nostra partecipazione alla XIV edizione della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti, il cui focus tematico erano proprio i tessili con il motto “I rifiuti sono fuori moda!”.
Ad oggi, sappiamo che il piano regionale ci dà l’obiettivo di intercettare 5 kg/abitante di rifiuti tessili entro il 2035. Nel 1997, arrivavamo a 2,08 kg e oggi siamo a 3 kg contro i 2,6 kg pro capite a livello nazionale – siamo al di sopra della media nazione, è un buon punto di partenza.
Durante il convegno avete approfondito la filiera di produzione e di smaltimento dei tessili. Quali temi chiave sono emersi? Su cosa pensa sia più opportuno lavorare, anche in prospettiva nazionale?
Riflettere, condividere e aggiornarsi per me sono le parole chiave. Abbiamo cercato di mettere insieme tutto il mondo che ruota attorno al mondo dei tessili e di fornire una fotografia sullo stato attuale. È necessario comunicare ai cittadini i confini dei vari percorsi del recupero: dalle donazioni al riuso, dallo smaltimento alla produzione – ogni canale ha un circuito proprio.
In generale, il tema dei tessili è estremamente complicato. A partire dal prodotto, che non è uniforme, bisogna perciò “ricucire” il disordine a livello produttivo, perché questa varietà di materiali complica il riciclo. Ci troviamo poi di fronte ad una contraddizione epocale. La cosiddetta “obsolescenza programmata” dei tessuti non favorisce il recupero e non permette la sensibilizzazione attorno al primo obiettivo della sostenibilità: la prevenzione e la riduzione alla fonte. L’impatto ambientale ed economico dei tessili viene assorbito dalla comunità. È dunque opportuno lavorare su un patto tra produttori, consumatori e le società di raccolta per mettere ordine nella filiera.
Tra l’altro, il convegno si inseriva nell’ambito della 29° edizione di “Filo Lungo Filo”, appuntamento dedicato all’artigianato tessile a cura dell’Associazione Amici della Scuola Leumann, per mostrare l’estremo opposto: una produzione del tessuto che parte dalla tradizione, dall’artigianato e dalla sostenibilità. Le minoranze possono lanciare dei messaggi e far riflettere le maggioranze.
A fronte della sua esperienza, quali suggerimenti dà ad altri enti di gestione e Comuni che intendono rafforzare la comunicazione sul recupero dei rifiuti tessili?
Bisogna cucire la propria azione sul territorio: individuando le reti di diffusione e il tessuto sociale, il prodotto comunicativo giunge a destinazione. Con analisi, innovazione e creatività si riescono ad affrontare sfide e obiettivi ambiziosi, come quelli previsti dalla Strategia UE.
Per conoscere i dettagli sul convegno, visitate il sito e scaricate le slide: Fabrizio Robba (Cooperativa Lavoro e Solidarietà), Marco Rossi (Sermig Torino), Andrea Fluttero (Unirau), Silvio Barbiera (Gruppo Cidiu e Rete Corona), Emanuela Rosio (Associazione Internazionale per la Comunicazione Ambientale).
[1] Rete composta dalle aziende Acsel, Cidiu, Scs e Sia che svolgono i servizi di igiene urbana e/o di trattamento e smaltimento dei rifiuti per i 541 mila abitanti dei 149 comuni sul territorio. La rete si estende dall’Eporediese alle Valli di Susa e Sangone fino all’area ovest di Torino.