Al via domani, martedì 17 ottobre, la Enactus World Cup, competizione globale che ogni anno vede confrontarsi i migliori progetti di impatto sociale ed ambientale realizzati da gruppi di studenti universitari di tutto il mondo. L’evento è ricco e stimolante, con 33 Paesi rappresentati da altrettanti team, 4 giorni di presentazioni, meeting con aziende e occasioni di networking. Tutti i progetti sono accomunati da un solo obiettivo: realizzare il massimo impatto positivo sulla società, in pieno accordo con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU.
Enactus Italia è infatti una onlus per l’azione sociale e l’educazione all’imprenditorialità di giovani talenti. Fondata nel 2016 a Trento, entra nel network internazionale avviato negli Stati Uniti negli anni Settanta.
Lo scopo di Enactus Italia è offrire un percorso di apprendimento esperienziale a studenti universitari, coinvolgendoli in prima persona in un’occasione di imprenditoria sociale, sviluppando dei veri e propri progetti imprenditoriali sostenibili da un punto di vista sociale e/o ambientale.
“Ad oggi collaboriamo con 24 università in Italia e contiamo su una rete Alumni, ex studenti, di circa 200 persone – ci racconta Francesca Chiesa, Program Director di Enactus Italia – All’interno del percorso extracurriculare, gli studenti si organizzano in team, apprendono e mettono in pratica la progettazione per l’imprenditoria sociale. Al termine di ogni anno accademico, i progetti vengono presentati alla competizione nazionale, una tappa itinerante durante la quale tutti gli studenti hanno modo di confrontarsi, acquisire ulteriori competenze e migliorarsi, attraverso le valutazioni dei giudici, professionisti esponenti del mondo aziendale e imprenditoriale. Durante la competizione un team viene individuato come vincitore e si aggiudica l’opportunità di presentare il proprio lavoro durante la Enactus World Cup”.
L’esperienza Enactus non si limita alla competizione. I progetti sviluppati dagli studenti, infatti, evolvono negli anni senza limitarsi al singolo anno accademico, hanno l’aspirazione e le potenzialità per diventare delle iniziative concrete e reali capaci di generare impatti significativi e positivi nelle realtà in cui viviamo e nello specifico all’interno dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile.
Alcuni progetti significativi
Un esempio è CO2NVERT Srl, start-up green tech nata da studenti Enactus che sviluppa catalizzatori innovativi per produrre composti chimici a partire dalla cattura di anidride carbonica. La CO2 diventa così una risorsa rinnovabile, base per realizzare prodotti sostenibili e innovativi, come l’etanolo utilizzato per profumi e carburanti.
Oppure i progetti del Politecnico di Milano, campione italiano 2023, che saranno presentati a Utrecht questa settimana. Il primo, Oyster2Life, prevede di impiantare i gusci di ostriche consumate sul fondale marino, sfruttando le loro capacità di riduzione dell’acidificazione delle acque e di ripopolamento a favore del sistema marino stesso. Il secondo invece, Shea Matters, contribuisce alla creazione e alla gestione di un canale di commercio equo solidale tra Ghana e Italia per il burro di Karité, con una filiera sostenibile dal punto di vista sociale e ambientale.
Ma come si arriva a questo evento globale, quest’anno in scena a Utrecht, nei Paesi Bassi?
Qualcuno ha scelto di arrivarci in bicicletta per ridurre al massimo il proprio impatto ecologico. È la storia di Mirko De Pascalis, ex alunno dell’Università di Trento che anche al termine del suo percorso di studi è rimasto legato alla sua esperienza con Enactus diventando parte del gruppo Alumni. Con la sua impresa personale sta attraversando mezza Europa, da Trento a Utrecht, e lungo la strada ha incontrato gruppi di studenti Enactus con cui ha condiviso progetti e prospettive.
Mirko arriverà a Utrecht domani pomeriggio, dopo essere stato ricevuto dalle Nazioni Unite a Bonn. Intanto, la pedalata è anche un’importante occasione di citizen science, poiché nel suo viaggio Mirko sta monitorando la qualità dell’aria, grazie a una collaborazione con l’Università di Udine e il progetto Blue Zone, nato anch’esso da un team Enactus.