Un grande entusiasmo per la comunità dei comunicatori ambientali ha suscitato il lancio del progetto LIFE European Sharks, un’iniziativa ambiziosa volta a preservare, tutelare e far conoscere la vita degli squali e delle razze che popolano il Mar Mediterraneo. Le attività principali del progetto includono la comunicazione ambientale, l’informazione per la cittadinanza sui pericoli che corrono gli squali, la formazione di esperti funzionari della pesca e la formazione per i pescatori al fine di ridurre la mortalità delle specie protette, promuovere il rispetto delle normative all’interno del contesto geografico comunitario e ottimizzare la qualità e la gestione della raccolta dati.
Il progetto consentirà ai pescatori di essere coinvolti in azioni di sostenibilità e formazione per ridurre la mortalità delle catture accessorie di squali e razze, con una valutazione dell’impatto socio economico di tali soluzioni. Grande attenzione alla divulgazione, con attività da strutturare anche in diversi acquari europei, per far comprendere a tutti i cittadini che gli squali sono in pericolo e che la loro presenza in mare è necessaria per la buona salute dell’ecosistema marino. Un progetto di citizen science individuerà, grazie alle segnalazioni degli amanti del mare, le aree importanti di aggregazione per la riproduzione, l’alimentazione e le migrazioni.
Un libro bianco raccoglierà infine tutta l’esperienza di LIFE EU Sharks, che verrà poi condiviso con le comunità e le autorità locali, nazionali e internazionali per stimolarle ad intraprendere innovative misure di conservazione per queste importanti abitanti del mare. 42 sono le specie che nel Mediterraneo devono fare i conti con l’uomo. La comunità scientifica da decenni è impegnata nello studio della vita e delle abitudini degli squali e il Mediterraneo merita una specifica e dettagliata attenzione. “Squali e razze sono tra le specie maggiormente a rischio di estinzione a causa soprattutto degli impatti antropici, tra cui le catture accidentali e il degrado degli habitat”, ha recentemente ribadito Massimiliano Bottaro, ricercatore della Stazione Zoologica Anton Dohrn.