“Di Taranto non ce n’è una sola” è il nome dato ai tour turistici organizzati da Giustizia per Taranto, associazione ambientalista e culturale di Taranto. Ne parliamo con Massimo Ruggieri, presidente dell’associazione.
Perché è nata l’idea di organizzare tour turistici, da voi che vi occupate prevalentemente di giustizia ambientale?
Perché pensiamo da sempre che i due temi siano strettamente correlati. Conoscere le ricchezze storico-culturali della città significa acquisire consapevolezza nella possibilità di riscattarla attraverso le sue straordinarie potenzialità. Lavoriamo per costruire fiducia sulla possibilità del suo riscatto.
In sostanza, facciamo l’opposto di quanto fa la politica, da anni impegnata a suggestionare i tarantini parlando di una vocazione industriale inesistente. Noi siamo convinti che cambiare radicalmente registro sia possibile e per farlo prendiamo a esempio l’esperienza del bacino della Ruhr, in Germania, dove negli anni ’90 la crisi economica e ambientale che attanagliò la siderurgia diede modo di realizzare il piano di riconversione partecipativo più fulgido d’Europa. Ma guardiamo anche alla prosperità della Taranto magno-greca che conobbe fino a trecentomila abitanti senza alcuna fabbrica.
Quanti tour avete fatto finora e su che tema?
Negli anni scorsi ne abbiamo realizzati alcuni sperimentali sulle storie e i mestieri tradizionali della città, nonché alla scoperta di percorsi naturalistici meno conosciuti. Quest’anno stiamo portando avanti un percorso più strutturato e finora ne abbiamo fatti tre: il primo alla scoperta della Taranto bizantina, il secondo sulle influenze artistiche e culturali della dominazione spagnola e la terza su quelle della dominazione francese del 1700.
Un modo per apprezzare la stratificazione storica di una città multiculturale e da millenni considerata bella, vivace e di fondamentale importanza per ogni popolo che volesse estendere la sua influenza in Italia.
Continueremo con visite dal taglio originale e sempre supportate da guide riconosciute, competenti e innamorate come noi del territorio: conosceremo più da vicino le donne che hanno fatto la storia della città, faremo un tour dei quartieri alla scoperta delle unicità che fanno da sfondo al nostro quotidiano. Ma ne stiamo studiando anche un’altra che possa dar peso alla richiesta di riportare alla luce l’antico teatro greco sul Mar piccolo che, secondo alcuni studi recenti del dott. Romano, potrebbe trovarsi nell’area dell’ospedale militare, tenutasi lontana da antropizzazione e cementificazione.
Qual è stato il riscontro? Partecipano solo turisti o anche tarantini?
Il riscontro è stato perfino superiore alle aspettative. Ogni tour ha registrato il tutto esaurito ed ha suscitato orgoglio e apprezzamento per la sua capacità di sorprendere gli stessi tarantini. Che poi sono il reale target a cui ci rivolgiamo, proprio per quel lavoro che intendiamo portare avanti su consapevolezza e fiducia nelle chance di emancipazione di Taranto dalla grande industria. Ovviamente capita spesso che vi partecipino anche turisti e ne siamo molto contenti: su più gambe potrà camminare il nostro messaggio, più si potrà dare corpo alla prospettiva di cambiamento che desideriamo.
Il turismo può essere un’alternativa per risollevare e emancipare Taranto dall’acciaieria?
Certo, può esserlo senz’altro. C’è da affrontare, tuttavia, il tema di quale turismo vogliamo, poiché ce ne sono di diversi tipi e non tutti auspicabili. Il fenomeno va governato con lungimiranza: il turismo di massa snatura i luoghi e porta all’espulsione dei suoi abitanti. Diverso è se si punta ad un turismo lento, esperienziale, rispettoso e consapevole. Dal momento che Taranto sta già iniziando a ripensarsi lontano dallo sviluppo che l’ha fortemente penalizzata, il dibattito va sollevato quanto prima. Il futuro di Taranto non potrà più prescindere dalla volontà di chi la abita, sarà disegnato in modo partecipativo.
Noi continueremo a lavorare per realizzare progetti di rigenerazione urbana e sociale del territorio andando oltre al ruolo di pressione e proposta rappresentato fino ad ora.
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