Il progetto Life Tetide, che ha preso il via nel settembre 2023 e terminerà nel settembre 2028, sotto al coordinamento del Parco Nazionale Arcipelago Toscano (PNAT), sta promuovendo e divulgando i risultati delle prime attività di conoscenza del territorio, diffondendo i pericoli che corrono gli uccelli marini. Il progetto intende migliorare lo stato di conservazione di tre specie di uccelli marini e sette habitat di interesse europeo su 26 isole del mar Mediterraneo.
L’acronimo del progetto è emblematico. La Tetide, un oceano che si originò circa 250 milioni di anni fa, considerato l’antenato del mar Mediterraneo. Le progettualità intraprese promuovono delle azioni di divulgazione e comunicazione volte ad aumentare il coinvolgimento delle comunità insulari nelle iniziative di conservazione della natura e dell’habitat degli uccelli. Il progetto si svolge su un ampio areale geografico di isole tra Italia, Malta e Croazia.
L’azione co-progettuale sta lavorando alla stesura di linee guida e protocolli condivisi tra i vari stati europei, rafforzando una strategia comune per rendere le isole del Mediterraneo. Un progetto molto importante per la conoscenza e la tutela degli uccelli marini che ha già riscontrato dei risultati con iniziative analoghe. Ad esempio a Ventotene, grazie agli interventi realizzati nel progetto Life PonDerat, i pulcini di berta sono tornati nuovamente a spiccare il loro primo volo dalle coste dell’isola.
Animali longevi, le berte sono monogame: creano un forte legame di coppia che può durare anche alcuni anni. Questi uccelli passano la maggior parte del tempo in volo in mare aperto, e si posano sulla terraferma solo di notte, nel periodo riproduttivo, raggruppandosi in colonie numerose in corrispondenza di formazioni rocciose con cavità e spaccature in cui costruiscono il nido. Nidificano sulle piccole isole, dove in condizioni naturali non esistono predatori, e quindi possono volare tranquilli alla ricerca di cibo lasciando incustodito il pulcino. Anche la berta maggiore corre dei pericoli importanti nel Mediterraneo. I nidi delle berte maggiori nelle colonie insulari sono disturbati dalla presenza dell’uomo. I piccoli sono vittime dei ratti, introdotti nelle isole dalle navi mercantili. In mare il pericolo principale sono gli ami dei palamiti, attrezzi utilizzati nella pesca, l’inquinamento delle acque e la scomparsa delle zone pescose vicine alle colonie, e quindi la difficoltà procurarsi cibo per il nutrire i piccoli.