Quasi un mese è passato dalla Milano Fashion Week 2024, evento mondano che attira visitatori, turisti e telecamere da tutto il mondo. Un’occasione per mostrare al grande pubblico le nuove tendenze moda, ma anche un momento di visibilità per la città lombarda. Fondazione CESVI, Factanza media e Mirror hanno saputo approfittare dell’attenzione mediatica per diffondere un forte messaggio ambientalista: il cambiamento climatico esiste ed è già in corso.
“Climate Change doesn’t exist” è un’installazione temporanea realizzata in via Paolo Sarpi dal 20 al 25 febbraio, raffigurante un’auto distrutta da chicchi di grandine di enorme grandezza. Un modo semplice e immediato per raccontare con immagini vicine a chi osserva i possibili futuri stravolgimenti del clima. Ad amplificare il messaggio e ad aggiungere un livello di crossmedialità, il video realizzato a supporto della campagna mostrato da un totem poco distante:
Le immagini che scorrono e sconvolgono sono state riprese in Pakistan, a seguito delle terribili alluvioni del 2022 e del 2023. L’obiettivo è mostrare ciò che sta già accadendo intorno a noi, e che spesso ci rifiutiamo di guardare. La generale devastazione causata da questi eventi estremi ha infatti colpito più di 33 milioni di persone e costretto quasi 9 milioni di queste ad abbandonare le loro case.
Il Pakistan negli ultimi anni è stato tra i Paesi più colpiti da eventi estremi causati dal surriscaldamento globale, pur non essendo tra i principali produttori di gas serra: un esempio chiaro di ingiustizia climatica. Spesso infatti sono i più poveri e coloro che non hanno i mezzi per adattarsi ai repentini stravolgimenti del clima a pagare il prezzo più alto. Anche per sensibilizzare su questa disparità l’Unione Europea ha finanziato il progetto “Humanitarian Assistance for Vulnerable Flood-affected communities in Pakistan”, di cui l’installazione di CESVI è parte.
Il messaggio è chiaro: se pensiamo che quel che accade in Europa e in Italia sia drammatico, è necessario guardare più lontano, ai Paesi già colpiti dalla crisi climatica e martoriati da povertà, fame, malattie, guerre. Il cambiamento climatico esaspera le diseguaglianze e le ingiustizie sia a livello internazionale che locale. Da un lato i Paesi che soffrono maggiormente le conseguenze del clima non sono quelli che hanno contribuito di più alla genesi del fenomeno. Dall’altro in ogni singolo Paese sono le comunità più povere a essere le più colpite.
Gloria Zavatta, Presidente di CESVI