L’associazione A Sud e la Casa Internazionale delle Donne di Roma, hanno assegnato il Premio Wangari Maathai alle donne che si contraddistinguono per l’attivismo ambientale.
Il riconoscimento è stato consegnato domenica 25 marzo, in memoria dell’attivista ambientalista keniota che nel 2004 è stata la prima donna africana a ricevere il Premio Nobel per la Pace.
Ne parliamo con Sara Vegni, attivista dell’associazione A Sud, che ci racconta chi sono le donne premiate.
Qual è l’obiettivo del premio?
L’obiettivo è dare visibilità e riconoscimento al ruolo delle donne nei conflitti ambientali.
Come ogni anno i premi riguardano le sezioni acqua, fuoco, terra, aria, i quattro elementi della Terra. Questi sono stati realizzati materialmente da Flavia Palma, artista ceramista locale, con una rappresentazione degli elementi della natura in statue femminili.
Abbiamo premiato cinque donne che si occupano di ambiente e pace in una prospettiva ecotransfemminista, offrendoci un’etica diversa, fondata su relazioni paritarie.
Le donne premiate sono in rappresentanza di collettivi e di comunità, di modi di essere diversi che indicano pratiche di resistenza e di alternative possibili.
Sono associazioni che, come A Sud, conosciamo e supportiamo da anni: il nostro percorso di collaborazione e sostegno continua anche oltre il premio.
L’obiettivo del riconoscimento, oltre che dare visibilità a queste lotte, è anche far nascere una rete tra le realtà impegnate nei conflitti ambientali.
Come è stato accolto il premio?
Molto bene, anche perché è andato a concludere la prima edizione del Festival di Giornalismo d’Inchiesta Ambientale #LeParoleGiuste che ha avuto un grande successo di pubblico: più di 500 persone hanno partecipato ai 35 eventi in programma presso gli spazi di Industrie Fluviali. Lo abbiamo condiviso tramite i social network e nel nostro sito.
Parliamo delle premiate, chi sono?
Il premio acqua è andato a Flavia Pelliccia, attivista di Balia dal Collare, un collettivo con un approccio ecofemminista che opera nelle aree montane della provincia di Rieti per la difesa dell’ecosistema e dell’acqua nelle zone interne e appenniniche.
Il collettivo si è opposto ad esempio alla costruzione di impianti di risalita sciistici sul monte Terminillo, e attualmente lotta contro il progetto di Raddoppio dell’Acquedotto del Peschiera e le politiche della multinazionale ACEA. Una grande testimonianza di impegno per salvare l’acqua, bene comune.
E il premio aria?
È andato a Cristina Mangia, ricercatrice CNR, che da anni è impegnata in progetti di “citizen science” cioè mettere la scienza al servizio dei cittadini e delle comunità impattate da progetti inquinanti.
Lei stessa sostiene e supporta queste comunità territoriali con un approccio ecotransfemminista. Ha portato la scienza fuori dai laboratori, con una prospettiva di genere per sostenere le battaglie ambientali.
Cristina è stata presidente dell’Associazione Donne e Scienza dal 2011 al 2017, nel gruppo Genere e ambiente. Dal 2022 cura il progetto “Scienziate visionarie”, che mette insieme arte e scienza portando le storie delle scienziate nei teatri e nelle scuole.
Il premio Fuoco?
È andato a Laura Paracini in rappresentanza delle attiviste e degli attivisti di Ultima Generazione. Sono noti per le loro “disruptive” azioni civili nonviolente, che affrontano ipocrisie e immobilismo sul collasso climatico.
Sono un’avanguardia essenziale per divulgare evidenze scientifiche, ma sono anche bersaglio di stigmatizzazione e criminalizzazione, da parte del governo.
Il premio Terra…
Ad Amal Khayal attivista e cooperante che è riuscita a salvarsi dalla striscia di Gaza negli ultimi mesi. È sempre stata al fianco delle donne e dei minori palestinesi.
Con questo premio vogliamo sottolineare la stretta relazione tra guerre e ambiente, e denunciare il genocidio in corso in Palestina.
Amal porta in Italia le voci di chi è intrappolato sotto i bombardamenti, senza cibo, acqua, assistenza medica e aiuti umanitari. Una vera e propria catastrofe ecologica ed umanitaria.
La menzione speciale Ilaria Alpi è stata assegnata a Elena Kostyuchenko, giornalista russa di Novaja Gazeta che ha raccontato il suo infaticabile impegno nell'amplificare le voci di chi lotta contro l'inquinamento di paesi e città della Russia, con inchieste e reportage approfonditi.