“Oggi è l’inizio di un lungo viaggio”.
Così la presidente della Commissione europea Ursula von Der Leyen presentò nel dicembre del 2019 il primo piano europeo sul clima, lo European Green Deal. Si trattava di un vero e proprio patto climatico innovativo e molto ambizioso, soprattutto nell’intento di azzerare, tra gli stati membri, le emissioni entro il 2050.
In quella data, il continente europeo annunciò l’obiettivo di essere il primo a raggiungere la cosiddetta neutralità climatica.
È indubbio che questo importante passo è stato anche il frutto di un particolare furore ecologista che si respirava cinque anni fa, in cui l’onda del Friday For Future invase la scena e la stessa Commissione fu votata, dopo diverse interlocuzioni, grazie anche all’apporto dei Verdi Europei.
Allo stesso tempo, anche in seguito a questa strada intrapresa, lo stesso mandato di Ursula von Der Leyen ha fatto proprio il tema della sostenibilità.
Nei cinque anni di mandato, la Commissione europea ha promosso politiche cruciali per la sostenibilità ambientale, come il recente Nature Restoration Law, la CSRD e il Recovery Plan per l’Europa, focalizzato sulla ripresa economica post-pandemia con un’enfasi sulle transizioni verde e digitale.
Inoltre, sono state proposte regolamentazioni per disciplinare meglio le grandi piattaforme tecnologiche, come parte degli sforzi per promuovere un’economia digitale più sostenibile.
Grazie a questo periodo molto denso e nonostante la pluralità di temi attualmente presenti nell’opinione pubblica, per l’84% degli europei la lotta contro i cambiamenti climatici è la priorità o una questione importante.
Questo è quanto emerge dal sondaggio commissionato da Euronews a Ipsos: un chiaro dato di quanto sia presente e sentita questa necessità. Tuttavia, solo il 32% degli intervistati crede che le iniziative intraprese negli ultimi anni dall’Unione Europea abbiano avuto un riscontro positivo.
Il ruolo della comunicazione e dell’agire dei nostri rappresentanti è cruciale nell’ottica del raggiungimento degli obiettivi.
Sui temi della sostenibilità questo tema verte, ad esempio, su due motivi:
- La rispettabilità e la coerenza degli interventi. Dato l’animo e le attese riposte dagli elettori e dagli addetti del settore ci sono alte aspettative nei confronti degli eletti, rispetto ai quali vi è molta fiducia ma anche intransigenza.
- La gestione comunicativa di politiche impopolari. La transizione economica, sociale e ambientale assume un forte prezzo da pagare. Un prezzo che riguarda specialmente le parti più deboli, che senza politiche, sarebbero più vulnerabili rispetto ai cambiamenti del clima.
Senza una comunicazione efficace e senza coinvolgimento, il fine ultimo delle azioni condotte, cioè quello di frenare il collasso, potrebbe non essere compreso e portare ad esiti controproducenti.
Questi elementi sono fondamentali, in un momento storico nel quale si percepisce un avanzare del dissenso che coinvolge anche questi temi. Il prossimo parlamento potrebbe essere molto meno green-friendly rispetto al precedente.
Le sensazioni si sono già potute assaporare da quest’anno con le manifestazioni a febbraio contro i pesticidi e con le azioni intraprese della Commissione Europea e dal Parlamento, ad esempio sulla PAC.
Anche le ultime dichiarazioni di Ursula von Der Leyen sembrano aver preso una nuova strada: è l’esempio dell’ultimo discorso sullo stato dell’Unione, molto vago sui temi green e sulla svolta securitaria, ma con un indirizzo deciso sui temi della sicurezza e della difesa come bussola della prossima commissione europea.
Dal punto di vista dello storytelling anche i partiti più spiccatamente ambientalisti sembrano aver perso mordente rispetto a cinque anni fa; questa è la sensazione che si percepisce dagli ultimi sondaggi condotti a livello europeo. (Fonte: Europe Elects)
Non dare priorità ai temi attuali della sostenibilità sul fronte della comunicazione ha portato la rappresentanza verde (sebbene non sia l’unico partito che porti in seno temi ecologisti) a cogliere un forte ribasso nei monitoraggi elettorali.
Ad oggi, i rappresentati di questo gruppo passerebbero da 72 a 55, con un aumento degli europarlamentari di 15 unità, corrispondente ad una rappresentanza che, dal 10,21% del 2019, arriverebbe al 7,64%. Sicuramente un dato che, se confermato, non sarebbe un buon segnale per il governo europeo dei futuri cinque anni.
Si prevedono mesi molto caldi su questo tema, date le scadenze elettorali (ne abbiamo parlato anche rispetto a ciò che avviene oltreoceano).
Tuttavia, si vede un importante cambiamento: oggi per la prima volta si discute non sui temi del cambiamento ma sulle soluzioni (come il gigantesco Green Deal). Nessuno sa come finirà questo viaggio, ma è chiaro che lo strumento della comunicazione sia una delle chiavi per il futuro delle elezioni e il futuro del nostro pianeta.