Alcuni Think tank internazionali chiedono di interessarsi all’attuazione di modelli geopolitici ed economici per contrastare la deforestazione.
Si guardi all’Indonesia e alla Malesia, dove il processo di deforestazione si è ridotto rispettivamente del 67 e del 57 per cento tra il periodo 2015-2017 e il 2020-2022.
In questi due colossi dell’economia emergente e leader globali della filiera dell’olio di palma, il successo nasce dalle policy anti-deforestazione adottate dai coltivatori locali di palma da olio e gli investimenti Esg compliance delle imprese di trasformazione che in Europa ricevono la materia prima.
Questa azione binaria ha permesso all’Unione europea di adottare una normativa poggiante sulla pratica vantaggiosa per l’economia, l’ambiente e il consumatore finale.
Competere.eu, un istituto politico italiano che svolge analisi per promuovere il commercio mondiale sostenibile, chiede di mobilitare l’informazione e le realtà mediatiche per far comprendere l’importanza del fenomeno della deforestazione.
Il centro studi agisce immediatamente nella promozione delle migliori pratiche in Paesi come Brasile e Repubblica Democratica del Congo, dove lo sfruttamento intensivo delle risorse naturali locali è in forte espansione.
Lo stesso ha pubblicato una serie di approfondimenti, informazioni e podcast rilanciati attraverso il suo portale web e appuntamenti radiofonici per diffondere le priorità che Bruxelles ha messo nero su bianco su come ci si debba comportare in fatto di catene estese di approvvigionamento.
Secondo gli esperti, nel caso dell’olio di palma, è stata l’intera filiera a essersi dotata, ben prima dello scorso anno, della certificazione della Roundtable on Sustainable Palm Oil (Rspo), riconosciuta dalla Fao.
Si tratta di un modello produttivo che ha portato, da un lato, alla diminuzione del processo di deforestazione, dall’altro, all’ingresso quasi del 100% di olio di palma certificato sostenibile nei mercati europei.
Dal giugno 2023, le commodity riconducibili ad allevamento, cacao, caffè, gomma, legname, soia e appunto olio di palma possono entrare nel mercato europeo solo se rispondono a rigorosi standard.
L’ European Union Deforestation Regulation obbliga infatti le forze produttive a verificare che i beni importati o esportati non provengano da terreni deforestati e che, nei Paesi di origine, siano rispettati i diritti fondamentali dei lavoratori.
In rapporto all’olio di palma gli esperti del Centro studi hanno pubblicato anche i dati per il mercato italiano: “Per l’Italia la quota oscilla tra il 93% e il 95%”.
In conclusione, è essenziale una campagna di divulgazione dedicata alle politiche europee sulla deforestazione e sull’importanza della certificazione sostenibile per le filiere industriali che commerciano nel continente europeo.
Questo consente alle imprese e ai cittadini italiani di comprendere le normative dell’Unione europea e di adottare una normativa poggiante su pratiche virtuose e vantaggiose per l’economia, l’ambiente e il consumatore finale.