Quanto, come e perché si parla di clima? È questa la domanda che sta alla base dell’ultimo monitoraggio di Greenpeace Italia sull’informazione dei cambiamenti climatici nel nostro Paese.
Il report è dedicato al 2023 e realizzato insieme all’Osservatorio di Pavia, un istituto di ricerca specializzato nell’analisi comunicativa.
Il monitoraggio esamina come la questione ambientale viene trattata e coperta dai cinque quotidiani nazionali più diffusi (Corriere della Sera, La Repubblica, Il Sole 24 Ore, Avvenire, La Stampa), dai telegiornali serali delle reti Rai, Mediaset e La7 e da un campione delle 20 testate giornalistiche più seguite su Instagram.
In particolare, l’indagine si concentra sulla copertura (coverage) e sulle modalità di narrazione della crisi climatica nel mondo dell’informazione. Nello specifico, il rilevamento svolge un’analisi qualitativa e quantitativa di alcuni contenuti, sulla base di parole chiave legate alla questione ambientale.
Il rapporto di Greenpeace è diviso in 5 macro sezioni che affrontano diverse tematiche legate alla comunicazione ambientale.
- La prima sezione contiene l’analisi dell’informazione climatica presente sui principali quotidiani, telegiornali e sui contenuti Instagram di alcune testate giornalistiche.
- La seconda analizza le notizie che parlano di decarbonizzazione e riduzione delle emissioni senza citare la crisi climatica.
- Il terzo capitolo si concentra sulla comunicazione ambientale nelle dichiarazioni pubbliche dei principali leader politici.
- Il quarto invece esamina le inserzioni pubblicitarie di alcune categorie di aziende, come quelle del settore dei combustibili fossili, sui principali quotidiani.
- Il quinto infine si concentra sull’informazione fornita dai TG sulle alluvioni del maggio 2023 in Emilia Romagna.
Nel 2023 sui cinque quotidiani menzionati sono stati pubblicati 2144 articoli che parlano di crisi climatica, un numero in crescita rispetto al 2022. Tuttavia, il 65% degli articoli si limita a citare o a trattare lateralmente la questione, solo il 35% di questi si focalizza sul clima.
L’attenzione per queste tematiche è più alta quando si verificano eventi climatici estremi, come le alluvioni oppure le temperature “da record” dello scorso luglio. Inoltre, i quotidiani hanno dedicato spazio al clima in occasione della CoP 28 (Conference of Parties) avvenuta a dicembre a Dubai.
Secondo il monitoraggio, la carta stampata è più attenta a mostrare le conseguenze della crisi climatica che a descriverne le cause. Tra le azioni per affrontare la crisi climatica, quelle più citate fanno riferimento alla riduzione delle emissioni, alla transizione verso le rinnovabili e alle azioni di decarbonizzazione.
Per quanto riguarda la televisione, il rapporto analizza le edizioni trasmesse in prima serata dai 7 principali telegiornali. La crisi climatica è stata menzionata in 973 notizie, pari al 2,3% di tutti i servizi televisivi, un dato che sembra basso ma che si rivela in aumento rispetto all’anno precedente.
L’andamento della copertura televisiva sul clima avviene principalmente in occasione di eventi estremi o summit internazionali e i TG si dimostrano più attenti a parlare delle cause e delle conseguenze della crisi climatica rispetto al 2022.
Tuttavia, in televisione le azioni per affrontare la crisi climatica sono citate meno frequentemente rispetto ai quotidiani.
Su Instagram invece il gruppo di 20 account ha pubblicato 925 post sul clima, di cui il 64% si concentra sulla crisi ambientale. La coverage sul tema mostra un aumento d’interesse durante maggio e luglio 2023, in corrispondenza con le alluvioni in Italia centrale e il caldo record, senza però un incremento d’attenzione durante CoP 28.
Gli argomenti prevalenti dei post sono gli eventi climatici estremi e le policies nazionali e internazionali. Le cause della crisi climatica sono trattate in un post su quattro, mentre le conseguenze sull’ambiente sono menzionate nel 53% dei post.
Tra le azioni per il clima, quella più citata è la riduzione delle emissioni, seguita a distanza dalla decarbonizzazione e dall’eliminazione dei combustibili fossili.
Il monitoraggio di Greenpeace è un importante strumento per comprendere come viene comunicata la crisi climatica nei media mainstream.
Oltre a ciò, questa ricerca ha il merito di evidenziare, nel secondo e quarto capitolo, come spesso l’informazione ambientale viene condizionata dalle aziende di alcuni settori altamente inquinanti.
Un chiaro esempio è il bassissimo spazio dedicato al tema del greenwashing sui principali media (l’1,2% sulla stampa, 0,7% sui TG, 0.9% su Instagram).
In questo contesto, fortemente influenzato dalle campagne pubblicitarie delle aziende fossili, assume ancora più rilevanza la campagna ‘Stampa libera per il clima’, promossa da Greenpeace Italia e di cui Envi.info fa parte.
Solo una stampa indipendente dai condizionamenti è in grado di fornire ai cittadini un’informazione corretta e veritiera per affrontare la crisi climatica.
Immagine di copertina Julius Drost su Unsplash