C’è di mezzo il mare: Greenpeace protegge il Mediterraneo

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I fondali marini sono l’ultima frontiera di conquista per l’estrazione di metalli. È l’allarme dato da Greenpeace, che dal 4 luglio ha iniziato la spedizione C’è di mezzo il mare, edizione 2024.

L’Arctic Sunrise, la storica nave rompighiaccio di Greenpeace, ormeggiata al Porto Antico di Genova, ha ospitato eventi aperti al pubblico il 4 e 5 luglio, per poi solcare dal 6 luglio le acque del Tirreno, dalla Liguria alla Calabria per esplorare la biodiversità negli abissi e promuovere la sua tutela.

Giuseppe Ungherese, responsabile delle iniziative, ci racconta di più sul progetto.

Come si è svolta questa traversata del Tirreno della nave Arctic Sunrise e chi avete coinvolto?

Siamo partiti da Genova, giovedì 4 luglio, aprendo la nave al pubblico, con la presentazione di due importanti dossier, uno realizzato dalla rete “In Difesa Di” e da “Osservatorio Repressione” e l’altro sugli impatti dei cambiamenti climatici nel Mediterraneo, a partire dagli ultimi dati del nostro progetto “Mare Caldo”.

La spedizione ha coinvolto i comitati locali che si battono contro i rigassificatori *, ma anche artisti di fama internazionale come la street artist romana Laika, che ha realizzato un’opera ispirata alla campagna di Greenpeace per la protezione degli oceani, e il cantautore italiano Willie Peyote, che ha fatto visita alla nave prima di esibirsi a Genova.

Poi dal 6 al 13 luglio la nave di Greenpeace ha ripreso il largo conducendo attività di ricerca scientifica insieme al CNR e all’Università Politecnica delle Marche: abbiamo raccolto campioni di DNA ambientale, monitorato la presenza dei cetacei e studiato gli impatti antropici sulla biodiversità nell’area del Palinuro Seamount.

Nel Tirreno ci sono diverse montagne sottomarine, ricche di metalli. Multinazionali di diversi settori sono interessate ad estrarre materie prime critiche: cobalto, manganese, nichel, ferro e terre rare, ovvero metalli fondamentali per la produzione di batterie per automobili, telefoni, computer e perfino per le armi.

Che cos’è il Deep Sea Mining e quale impatto ha sull’ecosistema marino?

Sono le estrazioni minerarie in alto mare, per cui si utilizzano mezzi molto impattanti che distruggono i fondali e sollevano tonnellate di sedimenti, uccidendo migliaia di specie e inquinando le acque, senza parlare del grave impatto dell’inquinamento acustico e luminoso generato da tutte queste attività.

Le estrazioni marine sembra che abbiano un impatto negativo anche sui processi naturali che immagazzinano il carbonio con effetti imprevedibili sul clima.

E qual è l’impatto del riscaldamento globale?

Nelle 12 aree di studio italiane che partecipano al progetto Mare Caldo, di cui 11 sono in aree marine protette (AMP), appaiono evidenti gli effetti del riscaldamento dell’acqua.

Il confronto tra le diverse aree ha evidenziato lo stato di maggiore sofferenza dell’ecosistema marino dell’Isola d’Elba, l’unica area non protetta tra quelle monitorate dal progetto Mare Caldo.

Qui le comunità di scogliera sono infatti fortemente dominate da alcune specie e risultano essere meno resilienti alle conseguenze del cambiamento climatico.

Qual è l’obiettivo di questa campagna?

Greenpeace chiede una moratoria globale sulle estrazioni minerarie in alto mare, allineandosi agli appelli della comunità scientifica internazionale, dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, del settore privato, della società civile e dell’industria della pesca e di un numero crescente di Stati.

Sono circa una trentina le nazioni che chiedono una moratoria o una pausa precauzionale per questa industria. Parallelamente chiediamo all’Italia di ratificare il Trattato delle Nazioni Unite sugli oceani, e l’istituzione di una rete di aree marine protette in grado di coprire almeno il 30% dei nostri mari entro il 2030.

È un impegno confermano dal nostro Paese in numerosi tavoli di lavoro internazionali che è necessario concretizzare con i provvedimenti necessari.

Quale è stata la risposta del pubblico e della cittadinanza?

A Savona e Genova c’è stata un’ampia partecipazione, essendo quello del rigassificatore un tema molto sentito. A Genova nella due giorni in cui abbiamo presentato rapporti e fatto visitare la nave, ugualmente abbiamo visto tante persone interessate, questo è un buon segno, perché il mare è un bene comune ed è importante che la cittadinanza si attivi per proteggerlo.

* Un rigassificatore è un impianto industriale che permette di riportare il prodotto dallo stato liquido (GNL) utilizzato nel trasporto marittimo a quello gassoso utile per il trasporto terrestre ed il consumo finale

Immagini: website Greenpeace Italia