Il Festival Alta Felicità si è svolto dal 26 al 28 luglio e si ripete da otto anni in Val di Susa, grazie al Movimento NoTav. Grande spazio a concerti, incontri culturali, passeggiate sui sentieri e tanta voglia di stare insieme, all’insegna della lotta per la Terra.
Quest’anno ha superato ogni aspettativa, con la partecipazione di migliaia di giovani ma anche famiglie e persone di ogni età. Il festival con relativo campeggio si è tenuto a Venaus, in Borgata 8 dicembre, un luogo simbolo per i NoTav.
L’8 dicembre 2005 infatti, una marcia di 30mila persone partite da Susa liberò i luoghi di Venaus già recintati e destinati al cantiere Tav, non senza importarti scontri. Il campo base per il traforo fu da allora costruito a Chiomonte, con un altrettanto grave impatto ambientale. Un progetto dunque difficile, costosissimo e impattante che si protrae a rilento fino ad oggi.
Alta Felicità celebra ogni anno una resistenza che coinvolge più generazioni e dura da oltre venti anni. Chiediamo allo staff comunicazione del festival com’è andata l’edizione 2024 appena conclusa.
Qual è il significato del nome “Alta Felicità”?
Otto anni fa, quando abbiamo pensato a questo festival, da organizzare proprio nelle aree salvate dal cantiere, abbiamo pensato alla felicità, sinonimo di lentezza, armonia con la natura, ma anche ribellione e lotta nonviolenta, proprio perché è un sentimento che non genera indifferenza.
Il Tav è una grande opera con pochi vantaggi, visto che le linee ferroviarie, anche ad alta velocità, per merci e persone, esistono già.
Come è andata e quanti eventi sono stati organizzati?
È andata benissimo, con tantissime persone da ogni parte d’Italia e anche dall’estero. Tantissimi giovani ma anche anziani e famiglie.
Oltre all’area concerti, dove nelle tre serate si sono alternati moltissimi artisti, abbiamo destinato due diverse aree a dibattiti ed assemblee: l’Area Dibattiti e lo Spazio Autogestito. Il Festival è un importante momento divulgativo per chi vuole approfondire il contesto e le motivazioni per cui si svolge, ma anche di incontro tra comitati e associazioni ambientaliste di tutta Italia che già si battono sui loro territori. C’erano anche giovanissimi che grazie all’evento hanno iniziato ad essere consapevoli di molti più aspetti. Sabato poi si sono svolti due cortei, uno verso i cantieri a San Didero e uno verso i cantieri di Chiomonte.
Qual è l’impatto del Tav e come lo comunicate?
L’impatto è enorme: almeno 5000 piante abbattute, il consumo di 12 milioni di tonnellate di CO2 per tutta la durata del cantiere, e di 3,2 milioni di metri cubi d’acqua all’anno, per il solo scavo del tunnel esplorativo della Maddalena.
Il dissesto idrogeologico è tangibile: nel 2019 sono state intaccate falde tra le rocce, con fiumi di acqua riversata tra i tunnel facendo compattare il terreno e mettendo a rischio anche la stabilità della diga vicina, come dimostra la recente inchiesta di Mediapart.
Per non parlare dell’enorme quantità di rifiuti generata.
Sono informazioni importarti di cui si è parlato durante il Festival tramite volantini, manifesti, infografiche, e ovviamente tramite social. Abbiamo anche organizzato passeggiate conoscitive, come quella sui sentieri partigiani, illustrando da un punto panoramico il piano di TELT per i cantieri nella piana di Susa.
Il comune di Venaus ha collaborato?
Sì, ogni anno collabora. Quest’anno durante i giorni del Festival tra i vicoli del paese era presente il mercatino sostenibile con i produttori e vari laboratori sull’arte dell’intaglio del legno, compresa una competizione tra intagliatori a tema “gli animali del bosco”. D’altra parte questo paesino è rinato grazie alla lotta no tav, diventando un punto di riferimento per tanti giovani, famiglie e per il turismo sostenibile.
Come vi siete organizzati per favorire la riduzione dei rifiuti e la mobilità sostenibile?
Abbiamo incoraggiato l’uso dei mezzi pubblici. Tantissimi infatti sono arrivati in treno, fino alla stazione di Susa, da lì abbiamo organizzato navette fino a Venaus. Da quest’anno negli stand non vendiamo più bottigliette di plastica ma solo bicchieri col nostro logo, di plastica dura lavabile, da riempire nei punti acqua.
Abbiamo scelto piatti e bicchieri compostabili, introducendo nel menù opzioni vegane, e ovviamente messo a disposizione vari punti per la raccolta differenziata.
La grande partecipazione (circa 10mila persone) è stata un’importante sfida a livello organizzativo per l’intero staff , fatto di volontarie e volontari. La grande risposta della gente e l’entusiasmo di tanti giovani danno speranza e forza al nostro impegno.
Insomma, nonostante tutto in Val di Susa la resistenza continua, diventando un punto di riferimento per tantissime lotte ambientali. Il Festival Alta Felicità è un momento di scambio e divulgazione importantissimo.