ROSSO Cielo e Terra, l’arte racconta il cambiamento climatico

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L’ arte può essere una leva per la promozione di una cultura ecosostenibile sempre più condivisa. Sabato 14 settembre alle ore 17.30, presso la Galleria Comunale di Faenza, sarà inaugurata la mostra di Gianni Mantovani, ROSSO Cielo e Terra, aperta al pubblico fino al 29 settembre.

Protagonista delle opere esposte alla mostra è il colore rosso, a simboleggiare l’interesse e l’impegno di Mantovani per la lotta al cambiamento climatico, il surriscaldamento globale e la siccità.

A fianco dell’artista saranno presenti come enti patrocinanti il Comune di Faenza,  Legambiente Lamone, WWF, FAI, l’Associazione Artistica Francesco Francia, le Guardie Ecologiche Volontarie di Faenza e di Romagna Faentina.

Nato a Concordia nel 1950, Gianni Mantovani entra presto in contatto con l’arte, grazie agli studi e al premio a soli 17 anni al concorso delle Accademie d’Arte Italiane.

La sua carriera artistica si accompagna all’insegnamento nei licei e all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Dopo una pittura inizialmente proiettata verso l’astrattismo, tra gli anni 90 egli inizi 2000, Mantovani svolta verso l’ambiente e la sostenibilità.

Un grido di allarme per le condizioni di salute del pianeta, che si traduce nelle opere dove primeggia il colore rosso.

In vista dell’inaugurazione, queste le parole dell’artista Gianni Mantovani su alcuni temi della mostra e della nostra attualità.

Il mio interesse per l’ambiente è iniziato presto. Con la fine del personale periodo di astrattismo lirico e il progressivo interesse verso l’arte africana, così immediata e piena di colori ed energia, ho iniziato a dedicarmi alla rappresentazione della natura e dei paesaggi. Anche i disegni di mio figlio sono stati importanti per sviluppare questo interesse artistico e ambientale. L’uso del rosso è iniziato all’incirca intorno al 2006/2007, con la mostra di Mirandola.

Qual è l’obiettivo della sua arte e perché l’utilizzo del rosso?

Cerco di dare dei messaggi: il mio obiettivo non è mai stato la creazione di un paesaggio da esporre in salotto, in antitesi con l’ambiente esterno altamente urbanizzato e antropomorfizzato. Al contrario, il mio intento è sensibilizzare le coscienze a una vita più sostenibile e all’incombente minaccia del surriscaldamento globale, che rappresento infatti con il colore rosso, il più caldo della scala cromatica.

Rispetto alle prime mostre del tema “Rosso”, i mezzi di comunicazione danno maggiore spazio alle sue opere e al tema dell’ecosostenibilità?

È difficile stabilirlo, ma certamente adesso le persone sono più consapevoli della situazione e se ne interessano maggiormente.

Come vede l’attuale situazione ambientale e climatica?

Penso che ciascuno debba contribuire con il proprio sforzo, come può. Sono tante le correzioni che possiamo attuare. Si può cominciare dal ridurre gli sprechi, sia alimentari e che delle risorse a disposizione, come l’acqua. Siamo un paese dove nella rete idrica si perdono 40 litri di acqua ogni 100 immessi. È una follia e da qui bisogna partire.

Ci sono scuole, nella provincia di Bologna, che hanno ridotto le razioni della mensa, per ridurre gli sprechi. I ragazzi ricevono razioni maggiori solo se le desiderano. Da queste piccole ma decisive correzioni bisogna partire.

Verso una vita più sostenibile, sono maggiori le responsabilità delle istituzioni o dei cittadini?

Ognuno di noi è una goccia nel mare e ognuno di noi può fare la differenza. Parlo di piccoli progetti di comunità, nati dalla spontaneità delle persone. Mi piacerebbe organizzare qualche progetto con qualche scuola locale, per esempio. Certo, la vicinanza della politica, dei comuni e delle amministrazioni è importante, ma ciascuno di noi può contribuire in maniera efficace.

Secondo lei, le forme di protesta di movimenti come Ultima Generazione, che prendono di mira opere artistiche, sono azioni condivisibili o da condannare?

Le motivazioni sono assolutamente valide, ci mancherebbe. Ma ritengo che queste azioni siano forme di protesta non corrette, irriverenti, vuote. Non alimentano il dibattito e imbrattano soltanto un’opera.

In che modo, secondo lei, i giovani potrebbero esprimere questa emergenza per una situazione sempre più drammatica?

L’andamento attuale è quello di dare risalto alle iniziative ecologiche e sostenibili. Questo è ovviamente giusto. Però più che rendere eroiche queste intenzioni, bisognerebbe rivolgere il proprio disappunto e condannare quei comportamenti, abitudini o progetti e lavori che di sostenibile hanno ben poco. Forse sarebbe ora di puntare seriamente il dito contro chi inquina, anziché osannare chi si comporta in maniera sostenibile, o prova a farlo.

Un’ultima domanda: come vede il futuro e la situazione ambientale?

Penso che ce la faremo e che miglioreremo. Sono ottimista di natura e voglio esserlo anche in questo caso.

Il Presidente di Legambiente Lamone, Massimo Sangiorgi, che ha commentato l’evento così:

Non sono un critico d’arte, ma per i temi e per l’approccio che ha Gianni Mantovani abbiamo assolutamente deciso di appoggiare l’artista. Questi rossi così accesi sono in linea con le nostre tematiche: l’ambiente, i cambiamenti climatici e il riscaldamento globale. Questo suo modo di dipingere, colpisce immediatamente. In futuro ci piacerebbe portare questo e altri progetti nelle scuole, per formare i ragazzi su questi temi.

Parlando di ragazzi e giovani generazioni, in quale modo si può intervenire per un futuro più sostenibile?

Bisogna cambiare paradigma. Ci hanno insegnato, e abbiamo insegnato finora, soltanto a comprare e consumare. A inizio agosto abbiamo raggiunto l’Earth Overshoot Day, questo stile di vita non ce lo possiamo più permettere. Bisogna iniziare da qui. Noi consumatori siamo 8 miliardi, possiamo fare qualcosa, per lasciare ai giovani un mondo vivibile. Io capisco benissimo la loro preoccupazione e i loro sfoghi. Ora si parla di ecoansia e dobbiamo renderci conto della situazione attuale.

Le principali responsabilità sono imputabili alle strategie politiche o all’educazione civica e ambientale dei cittadini?

Le persone vanno aiutate. I cittadini scelgono in base alle loro disponibilità, tutti lo facciamo. La politica e le istituzioni dovrebbero essere più presenti. Poi, ognuno deve fare la sua parte e non bisogna mai arrendersi. Dobbiamo diventare consapevoli delle nostre azioni e diventare protagonisti del cambiamento; il nostro motto è sempre stato “agire localmente ma pensare globalmente” e non dobbiamo dimenticarlo.

In che modo l’arte, secondo voi, può contribuire alla causa ambientale?

Le opere di Mantovani sono bellissime. Quel rosso quasi accecante ha un impatto forte e credo che ai ragazzi delle scuole arrivi subito. Poter portare i bambini a contatto con le opere d’arte è molto importante. Credo che l’arte non debba rimanere nei musei, o essere un’esclusiva di chi la studia o di chi la insegna; credo debba entrare nelle persone e le opere di Mantovani fanno questo.

Anche il FAI sarà presente all’evento, con Giorgio Assirelli che ha confermato il proprio sostegno e interesse a eventi di questo tipo.

L’ambiente e la sostenibilità sono elementi statutari del FAI; la fondatrice Giulia Maria Crespi ha condotto molte battaglie sulla tutela dell’ambiente. Le iniziative del FAI non riguardano soltanto la salvaguardia delle opere di carattere storico e culturale, ma anche il miglioramento delle condizioni dell’ambiente.

Quanto è importante l’arte per la diffusione di tematiche ecosostenibili? E quanto lo può essere la mostra di Mantovani?

Attraverso l’arte bisognerebbe innanzitutto raggiungere le generazioni più giovani. L’impatto della mostra e delle opere di Mantovani è notevole. Ci sono questi elementi essenziali che sono completamente circondati da questo colore rosso intenso. Nell’immaginario collettivo il rosso richiama un senso di pericolo: per strada, quando vediamo un semaforo rosso dobbiamo fermarci.

È una sorta di memento rispetto ai limiti che abbiamo raggiunto come sistema. L’idea di avvicinare le scolaresche a questa mostra è molto interessante e noi del FAI confermiamo il nostro sostegno. Mantovani sta lavorando a un calendario di visite, al quale parteciperemo anche noi.

Dove risiedono le maggiori responsabilità delle attuali condizioni ambientali?

Io credo che ci siano degli evidenti problemi di governance. Stiamo scontando il fatto che la UE non è una federazione di stati. Non è possibile che tutte le decisioni, anche in materia di sostenibilità, debbano essere decise all’unanimità. È tempo di percorrere nuove strade. I paesi e le imprese devono investire nell’innovazione e nelle economie green. Poi è chiaro, ciascuno di noi deve fare proprio e applicarsi, affinché si operi questo cambiamento.

Parlando di cittadinanza e giovani generazioni: quali sono le possibili correzioni verso una vita più sostenibile da attuare immediatamente?

Ridurre gli sprechi, non solo alimentari. Bisogna attuare miglioramenti nella gestione idrica, specialmente nella distribuzione e nel consumo. Nella rete vengono disperse grosse quantità, che vanno a svantaggio di zone già a rischio. Penso alla Sicilia ma non solo.

Il nostro e un invito all’apertura della mostra, il 14 settembre, alle ore 17.30, presso la Galleria Comunale di Faenza, consigliando l’arrivo con mezzi sostenibili. Nell’attesa, un ringraziamento all’artista Gianni Mantovani e al Presidente di Legambiente Lamone, Massimo Sangiorgi e Giorgio Assirelli, rappresentante della sezione di Faenza del FAI.